IL MISTERO DEI MASSI AVELLO DI TORNO (CO), di Giancarlo Pavat

L’articolo sulla “Pietra di Trentola” ha suscitato notevole interesse e commenti. In particolare in molti ci hanno segnalato questo o quel manufatto lapideo o monolite naturale caratterizzato da leggende ed enigmi. Un argomento che abbiamo già in parte affrontato sul sito “Il Punto sul Mistero” con gli articoli su alcuni “Dolmen” o presunti tali, presenti nella nostra Penisola oppure sulle “Pietre dal Cielo, pietre degli dei”, di cui è in preparazione la Terza, attesissima, parte.

Però visto l’interesse ho deciso di risponder affermativamente alla richiesta della Redazione di ritornare sulla tematica. Rispolverando un argomento, o meglio un Mistero, legato ad alcuni particolari macigni presenti sulle rive del Lago di Como, di cui, tra l’altro, mi sono già occupato in un articolo pubblicato dalla rivista “X-Times” nel febbraio 2011.

1 lago Lario- foto Pavat

IL MISTERO DEI MASSI AVELLO DI TORNO (CO)

di Giancarlo Pavat

La località dove si trova il “Mistero” su cui “faremo il Punto” questa volta, si trova nel territorio comunale di Torno (Turnu in dialetto comasco) piccolo paesino, con stradine strette e viottoli che si arrampicano sul monte su cui sorge il centro storico, posto su un promontorio sulla riva orientale del Ramo occidentale del Lario (ovvero Lago di Como).

Il principale monumento di Torno è la parrocchiale di Santa Tecla con il bel rosone gotico, affacciata al caratteristico e romantico porticciolo lacustre.

Ma non meno interessante è la chiesa del IV secolo di San Giovanni Battista.

Oggi si presenta in forme rinascimentali, con uno splendido portale marmoreo decorato con fregi e bassorilievi marmorei realizzati dai fratelli Rodari, a cui si devono le porte del Duomo di Como. Della chiesa medievale è rimasto il campanile romanico del XII secolo.

Almeno dal XI secolo, in San Giovanni Battista è conservato in un artistico reliquario uno dei “Chiodi” utilizzati per appendere Gesù Cristo alla Croce sul Golgota. Secondo la tradizione, a portarlo dalla Terrasanta sarebbe stato un presule tedesco, al ritorno della Prima Crociata (Gerusalemme venne conquistata dagli occidentali il 15 luglio del 1099). Sorpreso da un fortunale mentre attraversava in barca il Lago di Como, si salvò approdando sulla spiaggia di torno. Per ringraziare il Signore per lo scampato pericolo donò la preziosa reliquia alla chiesa.

2 Antica stampa con la reliquia del Santo Chiodo (Nella foto: Antica stampa riproducente il reliquiario del Sacro Chiodo di Torno).

Ma ciò che ci interessa maggiormente in questa sede si trova sulla montagna sopra Torno e che indica come tutta l’area lariana e quelle tornese in particolare possieda delle caratteristiche peculiari e decisamente singolari.

Immersi nei boschi di querce e castagni si incontrano i cosiddetti “Massi avello”. Enormi blocchi erratici trascinati dall’immane forza dei ghiacciai preistorici, in cui in un epoca sconosciuta sono stati scavati quelli che generalmente sono ritenuti sepolcri.

Almeno cinque di questi macigni sono facilmente visibili, grazie alla segnaletica posta lungo i sentieri dalla Pro Loco di Torno.

La loro presenza su quelle montagne è attestata da secoli, ma nessuno sa quando e da chi siano stati realizzati e, soprattutto, che cosa siano realmente.

All’interno di alcuni di questi “avelli” si nota, sbozzato nella pietra, una specie di cuscino per la testa. Sono privi di qualsiasi tipo di copertura e non risulta che all’interno siano mai stati rinvenuti resti umani o corredi funerari. Nonché il minimo indizio, incisione, iscrizione o manufatto, attraverso il quale poter risalire alla cultura o alla popolazione a cui appartennero, o almeno che consenta di tentare una prudente datazione.

Uno di questi massi è talmente grande (misura circa 5 metri di altezza), che per salirvi in cima, dove si trova il sacello, è necessaria una scala a pioli.

3 Masso avello 4 Masso avello

Gli “avelli” non sono molto grandi, se davvero vi è stato adagiato qualcuno, questo non doveva essere di statura alta. Sempre che la posizione non fosse fetale o con le gambe ripiegate sul bacino.

5 Masso avello (nella foto: alcuni massi avello di Torno).

Il mistero rimane. Impenetrabile. Le rocce non parlano. I “massi avello” non rivelano i propri segreti. Il silenzio dei boschi di Torno è rotto solo dallo stormire delle foglie e dai richiami dei piccoli animali che li abitano e che, spesso, si fermano ad abbeverarsi agli avelli ricolmi d’acqua piovana.

Simili manufatti non son rari in Italia. Ad esempio sono stati individuati ad Albano della Lucania (PZ), oppure li ritroviamo sparsi per l’Etruria.

Chi scrive ne ha scovato uno nel Basso Lazio, sul Monte Siserno (Catena dei Monti Lepini).

Ma in questo caso la funzione di abbeveratoio per il bestiame al pascolo è evidente Come per altri casi è l’utilizzo dei vasconi per lustrazioni rituali e apotropaiche di uomini e animali. Nel caso di Torno invece, di fronte all’impenetrabilità del Mistero, le ipotesi sorte sono molteplici.

6 Avello delle piazze 7 Avello delle piazze

(Nelle foto: l’Avello delle Piazze)

Sacelli per inumazioni reali o rituali; oppure vasche per abluzioni sacre, o ancora per cerimonie di incubazione. Di contatto, di ritorno alla Grande Madre Terra.

Ho raccolto personalmente le testimonianze di qualche escursionista, che tra il serio e il faceto, si è disteso (pur con difficoltà, viste le dimensioni ridotte) all’interno. Ha raccontato di aver provato strane sensazioni, sensi di mancamento, giramenti di testa o di aver percepito addirittura una sorta di scossa elettrica.

 8 Giancarlo pavat sul masso-avello delle piazze

(nella foto: Pavat in cima al masso dell’Avello delle Piazze).

Un po’ come certe grotte o strutture megalitiche sarde o nel grande sarcofago di granito che si trova nella Grande Piramide a Giza (che gli archeologi continuano ad attribuire a Cheope). Oppure come ho percepito personalmente nell’agosto del 2012 al centro del labirinto preistorico di pietre sito sull’isola baltica di Gotland in mezzo al Mar Baltico.

A questo proposito anche in alcuni labirinti di pietre finlandesi sarebbero stati registrati simili fenomeni.

Ma i “massi avello” vanno visti pure come “pietre sacre”, forse “segnacoli” di correnti telluriche, “ley lines”, che attraversano le montagne lariane. Quelli che gli antichi chiamavano “Omphalos”.

Forse archetipi od epigoni del cono marmoreo che veniva conservato nel Tempio di Apollo nel santuario di Delfi, il più importante centro religioso dell’antica Grecia.

9 Santuario di Delfi in Grecia - foto Pavat (nella foto: il Santuario di Delfi in Grecia)

Semplici massi o pietre cadute dal cielo (quindi pietre sacre, come si diceva all’inizio) o, ancora, macigni dalle curiose forme naturali.

Una di queste si trova proprio su quelle stesse montagne sopra Torno. Viene chiamata la “Pietra pendula”, e si trova in eterno, precario, equilibrio sulla cima di Monte Piatto, a circa 610 metri di quota.

Di fatto non è altro che un altro masso erratico, del diametro di circa 5 metri e dello spessore di 2, ma assume la caratteristica forma di fungo in quanto si trova in bilico sopra una piccola roccia calcarea.

10 Pietra Pendula -Torno - CO (nella foto: la “Pietra Pendula”)

Alcuni ricercatori vi hanno ravvisato tracce dello scalpello dell’uomo, che avrebbe contribuito a darle quella particolare foggia. Anch’essa è certamente stata protagonista o testimone di antichissimi culti dimenticati.

Ma tutte le montagne che fanno da corona al Lario sembrano conservare le tracce e le testimonianze di altre genti o altri esseri, che le avrebbero abitate e che, forse, le abitano (o le infestano) ancora oggi.

Miti ancestrali, antichissimo, come quelli della “Prima gente” che avrebbe abitato il pianeta prima del Diluvio Universale.

I pochi sopravvissuti al Diluvio si sarebbero mossi tra quei monti, trasformatisi in isole, con imbarcazioni che venivano legate ad anelli inchiavardati alla roccia.

Uno di questi anelli sarebbe visibile ancora oggi presso il Sasso Gordona, cima dalla forma caratteristica presso Schignano in Val d’Intelvi, vicinissima al confine tra Italia e Svizzera. Altri anelli si troverebbero sul Sasso Manduino presso Bolsanigo, nel comune di Novate Mezzola (SO) in Valtellina.

Ho svolto ricerche sul campo, con corroboranti escursioni su quelle splendide montagne. In particolare ho tentato di rintracciare l’anello del Sasso Gordona: Io e mia moglie Sonia ci siamo inerpicati sui sentieri, toccando vari rifugi del Club Alpino Italiano, che sino a qualche decennio fa erano sperdute casermette della Guardia di Finanza, raggiungibili soltanto a dorso di mulo o a piedi. Come il Rifugio Binate a 1300 metri di quota slm., a quale si sale proprio da Schignano, oppure il Rifugio Sasso Gordona, a 1400 metri slm..

Ma dell’anello metallico non ne abbiamo trovato la benché minima traccia. Ma onestamente, senza indicazioni precise, era come cercare il classico ago in un pagliaio.

12 Lago di Como - foto Pavat (nella foto: il lago di Como).

Ma quelli legati alle “Pietre” sui monti sopra Torno sono soltanto alcuni dei misteri che avvolgono il Lario, le sue montagne e le sue profondissime acque (non dimentichiamo che il Lario è il più profondo lago italiano e proprio nel suo “ramo occidentale” raggiunge una profondità massima di 425 metri, media di 154 metri, su una superficie 145 km²). Si parla di luci misteriose che apparirebbero e scomparirebbero sulle cime, sfere luminose che avrebbero inseguito terrorizzati escursionisti nei boschi lariani, strane creature intraviste tra le onde del lago e altro ancora. Ma queste, come si suol dire, sono un’altra storia, di cui ci occuperemo sicuramente anche su questo sito.

Testo e foto di Giancarlo Pavat.

13 Pavat e i labirinti finlandesi

 

Spread the love

2 commenti:

  1. Articolo molto interessante. Una ipotesi plausibile. Tombe? Probabile. Ma le coperture, ovvero i coperchi di questi sarcofagi DOVE sono finite? Anche il sarcofago della Grande Piramide è scomparso. Perché? Che cosa recavano forse scolpito questi coperchi? Qualcuno se l’ha mai chiesto?
    Giuseppe

  2. Bell’articolo. Molto interessante.
    L’archeologia ufficiale tace? Potrebbero essere quegli avelli le tracce di un antica civiltà scomparsa risalente proprio all’epoca della fine delle Glaciazioni?

    Marco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *