TRIPLICI CINTE E MISTERIOSI SIMBOLI A VENOSA (PZ).

SIMBOLI DELLA LUCANIA MISTERIOSA 

di Marco Di Donato eGiancarlo Pavat.

Il Complesso della Santissima Trinità di Venosa (PZ) è composto da un primo edificio sorto su di una Chiesa Paleocristiana del V – VI secolo, oggi denominata “Chiesa Vecchia”, e da una seconda Chiesa mai completata, denominata “Incompiuta”.

Tutto il Complesso è di straordinaria importanza sia da un punto di vista architettonico, per gli interventi strutturali effettuati dai romani, longobardi e normanni, che storico con particolare riferimento ai personaggi di spicco che qui sono passati e/o sono sepolti come Roberto il Guiscardo ed i suoi fratelli (Guglielmo braccio di ferro, Umfredo, Drogone e Guglielmo d’Altavilla).

I lavori per la costruzione della Chiesa dell’Incompiuta iniziarono attorno l’anno Mille, da parte di alcuni monaci Benedettini che furono, poi, costretti a sospendere i lavori per mancanza di fondi, ma anche per la loro cacciata da parte del pontefice Bonifacio VIII.
La costruzione dell’edificio venne quindi affidata dallo stesso Papa ai Cavalieri dell’ordine dello Ospedale di San Giovanni da Gerusalemme i quali anch’essi furono costretti ad abbandonare la costruzione per mancanza di fondi.
Sulla facciata di questo edificio, sono presenti simboli molto interessanti e che potrebbero rimandare al passaggio dei famosi monaci guerrieri. Ma non solo

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(“Fiori della Vita” – Foto T. Coviello).

Impropriamente chiamate “Sigillo di Salomone”.

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(“Nodo” o “Fiore dell’Apocalisse” – Foto T. Coviello).

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(“Stella di David” con al centro un “Nodo dell’Apocalisse” privo di circonferenze – Foto T. Coviello).

Una “Stella di David” ha al centro il “Nodo” che normalmente si trova al centro delle due circonferenze che formano “Il “Nodo” o “Fiore dell’Apocalisse”.

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(“Croce del Tau” – Foto T. Coviello).

Si riconosce pure anche una “Croce del Tau” ed una “Croce a coda di rondine” o “Amalfitana”.

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(“Croce a coda di rondine” – Foto T. Coviello).


(Simbolo Mariano sulla chiave di volta dell’ingresso di Palazzo Falconi a Fiuggi (FR) – Foto Pavat).

Inoltre, all’interno di una “Stella di David” vi è l’iscrizione A.V.M., trigramma che significa “Ave Vergine Maria”.

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(“Stella di David” con iscrizione A.V.M. – Foto T. Coviello).

Musei Vaticani
(“Stella di David” nel pavimento ad intarsio delle “Stanze di Raffaello” nei Palazzi Vaticani – Foto Alessandro Middei)

Ma a ben guardare forse non si tratta della “Stella di David”. Infatti uno dei due triangoli, quello con il vertice verso il basso sembra non essere “chiuso”. Ovvero non è un triangolo. Assomiglia al simbolo araldico denominato “scaglione”. Anche se quest’ultimo ha il vertice verso l’alto e non verso il basso.
È quello che compare nello stemma della città di Udine, per itenderci. Oppure, e qui il discorso si fa interessante, ad una “squadra”.

Stemma di Udine
(Stemma della città di Udine – disegno G. Pavat)

Uno dei simboli dei “Liberi Muratori” per eccellenza. Quindi l’altro Triangolo potrebbe essere un “compasso” dissimulato, proprio per non dare troppo nell’occhio. Fantasie?

Simbolo massonico
(Squadra e Compasso nel tipico simbolo massonico. Particolare del grembiule massonico di George Washington – disegno G. Pavat).

Non va dimenticato che i simboli dei “Liberi Muratori” o “Massoni” derivano da quelli delle corporazioni medievali di scalpellini ed architetti che sovraintendevano alla costruzione delle grandi chiese e cattedrali.

È chiaro che tutti questi simboli non vennero lasciati per caso. L’unico dubbio è sulla datazione di questi simboli. Sono coevi dell’epoca della nascita dell’edifico religioso? O successivi?

Un po’ di luce potrebbe .giungere dallo studio di un ulteriore simbolo rinvenuto presso la Santissima Trinità. Su di un gradino che conduce alla Cripta della Chiesa Vecchia, è stata di recente scoperta una Triplice Cinta che, salvo errori, non dovrebbe essere tra quelle censite in Italia.

La scoperta è stata fatta dall’avellinese Tino Coviello ed avvalorata dal ricercatore irpino Marco Di Donato il quale a tal riguardo ha così riferito:

“L’ubicazione di tale figura – posta in orizzontale su di un gradino – farebbe presupporre che si possa trattare di un simbolo inciso per fini ludici e non sacri. Purtuttavia non bisogna tralasciare il fatto che ci troviamo all’interno di una cripta – luogo non proprio ideale per giocare – e che pertanto tale simbolo potrebbe anche aver avuto una funzione sacra. Di fatto sulla facciata dell’attigua Chiesa dell’Incompiuta vi siano chiari simboli di profondo interesse e significato, molti di questi usati anche dai famosi ordini monastico-cavallereschi che qui sono passati”.

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(Concattedrale di Sant’Andrea – Foto T. Coviello).

Ma la Triplice Cinta rinvenuta nella Cripta della Chiesa Vecchia non è l’unica presente in zona. Infatti, poco distante da questo luogo, vi è un’altra T.C., sempre scoperta da Tino Coviello, ed ubicata sul campanile della Concattedrale di Sant’Andrea, anche questa finora non censita.

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(Concattedrale di Sant’Andrea – Foto T. Coviello)

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(Triplice Cinta della Concattedrale di Sant’Andrea – Foto T. Coviello).

I lavori per l’edificazione della Cattedrale di Sant’Andrea iniziarono, per volere del duca Pirro del Balzo, attorno all’anno 1470 e terminarono circa 30 anni dopo, mentre il campanile fu innalzato attorno l’anno 1590.
Sia la Cattedrale – costruita sui resti dell’ex chiesa greca di San Basilio – che il campanile furono eretti con materiale di reimpiego provenienti da varie costruzioni presenti in zona.
La Triplice Cinta in questione è ubicata a circa 3 metri dal suolo ed è mancante di una parte, ma l’averla posta in quel luogo potrebbe far presupporre ad una conoscenza del valore metaforico di quel simbolo.
A partire dall’anno Mille, Venosa è stata al centro della storia d’Italia, trovandosi nel cuore del grande Regno che è stato quello delle Due Sicilie. E forse la sua storia è più ricca ed importante di quella che finora ci è stata descritta.

Queste brevi righe stanno a dimostrare quanto vasto sia il campo di ricerche relative ai simboli presenti alla Santissima Trinità di Venosa.
La strada è ancora lunga…..

(Marco Di Donato e Giancarlo Pavat)

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