Invenzioni dimenticate; Il “SUBIDRO”  avrebbe mai preso il volo? di Fiorenzo Zampieri.

 

 

Immagine di apertura: Lo speciale mezzo sommergibile, di piccole dimensioni, per massimo due/tre persone, che permette ai ricchi appassionati di esplorare gli abissi marini

 

Il “S U B I D R O”

 avrebbe mai preso il volo?

di Fiorenzo Zampieri

 

Tra le tante meraviglie tecnologiche moderne possiamo senz’altro annoverare un nuovissimo mezzo acquatico che sta facendo “innamorare” gli amanti degli sport subacquei che se lo possono permettere.

Si tratta dell’”ultima moda” dei natanti e cioè di uno speciale mezzo sommergibile, di piccole dimensioni, per massimo due/tre persone, con il quale passare il tempo ad esplorare le profondità del mare senza soverchie difficoltà. Ve ne sono ormai di vari tipi e quello qui illustrato è uno dei tanti.

 

Anche questo nuovo veicolo subacqueo, però, ha avuto un suo antesignano.

E non stiamo parlando né del sottomarino o del sommergibile, perché troppo imponenti, né del SLC detto anche “maiale” che nella 2^ Guerra Mondiale Mondiale fu una specie di “siluro umano” senza alcuna sovrastruttura a protezione di chi lo cavalcava né del “MAS” che nelle due Guerre Mondiali fu un veloce motoscafo armato con siluri che operava soltanto in superficie.

 

2-3 Immagini sopra e sotto: il MAS, con uno dei quali Luigi Rizzo (1887-1951) e il suo equipaggio affondarono nel dicembre del 1917 la corazzata “Wien” nella rada di Trieste, e, il 10 giugno del 1918, al largo dell’isola dalmata di Premuda, la corazzata Szent Istvan (“Santo stefano”) della flotta Austro-ungarica (Foto in basso – Bundesarchiv) .

  1. Immagine sopra: Il “Siluro a lenta Corsa” , detto “Maiale” con cui gli eroici incursori della Marina Militare italiana inflissero pesanti perdite all’”invincibile” flotta di Sua Maestà Britannica

  1. Immagine sopra: Modello S..L.C. (Siluro a Lenta Corsa) detto “maiale” esposto al Museo Nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano (Foto Wikipedia)

 

Quello di cui vogliamo rendere memoria è un natante, di dimensioni modeste, metà sommergibile e metà aereo, di invenzione italiana, progettato negli anni ‘30 del secolo scorso da un certo ingegnere Francesco Del Rio denominato “SUBIDRO”.

 

BREVI NOTE BIOGRAFICHE

Francesco Del Rio nacque a Cagliari il 21 luglio 1920, gemello del fratello Giovanni, figli di Raffaele, ufficiale nella magistratura militare.

Si arruolò volontario, nella II^ Guerra Mondiale come sommergibilista nel giugno del 1941. Nominato sottotenente del Genio Navale partecipò a numerose missioni ed incarichi. Si laureò in Ingegneria Aeronautico nell’anno accademico 1943-1944 con una tesi intitolata: “Impostazione di progetto di velivolo stratosferico da caccia”.

Terminata la guerra fu assunto all’ENEL dove arrivò ad essere Direttore per l’Emilia-Romagna.

Nonostante gli impegni di lavoro, gli rimase la passione per le scienze aeronautiche tanto da riproporre, nel 1955, allo Stato Maggiore dell’Aeronautica un proprio progetto di un innovativo aero-sommergibile, che già aveva trovato pubblicazione nella rivista “Radio e Scienza per Tutti, nell’anno 1936, denominato “SUBIDRO”.

L’ing. Francesco Del Rio lasciò questo mondo nel 2006.

6. Immagine sopra: S. Ten. Francesco Del Rio nel 1942 a bordo del sommergibile “Jalea”

(Immagine tratta dal libro “Uomini in Volo” di Giorgio Evangelisti)

 

IL “SUBIDRO”  – Prima Versione (1936)

(Testo tratto dalla rivista “Radio e Scienza per Tutti” del 1 luglio 1936 – n.13)

L’arma più insidiosa e più micidiale contro una nave è il siluro, ed il mezzo più adatto per adoperare tale arma, finora conosciuto, è il sommergibile.

Servono allo scopo anche il “mas” e l’idroplano.

Il sommergibile però è una nave troppo complessa; troppo grande, troppo costosa: esso è di non troppo facile manovra, ed il suo uso, per la ridotta velocità che possiede, è pieno di rischi, e richiede un’estrema cautela, sia per scoprire che per colpire il bersaglio.

Il “mas”, poi, pur possedendo, invece, gran velocità, non offre alcuna sicurezza ed il suo impiego è limitato, non potendo, per agire allo scoperto, e per non potere affrontare i larghi mari, assalire sicuramente e dovunque il nemico. Esso è fatto per i grandi sacrifici, che bene spesso riescono vani coll’immolarsi inutilmente l’eroe.

Né le probabilità di sicurezza nella riuscita del colpo, adoperando l’idroplano, danno maggiore affidamento, se si pensa alla lotta che il medesimo deve sostenere contro i tiri antiaerei e gli apparecchi avversari.

* * *

Il mezzo allora più adatto per servirsi del siluro nella più vasta scala, abbandonando il sommergibile, il “mas” e l’idroplano, per le ragioni innanzi esposte, e che possa, in modo assoluto, raggiungere lo scopo della sicura e completa distruzione della flotta nemica è il “SUBIDRO”.

Il “SUBIDRO” è un apparecchio basato sul principio dell’idroplano adattato nell’acqua, volando in questa, che rappresenta il suo mezzo, come l’idro nell’aria. 

7. Immagine sopra: disegno di E. Pagliara

 

   A=Scafo metallico – B= Paratie stagne “a vespaio” – C= Ala metallica –

D = Siluri (n. 2) – E= Timoni – F= Carlinga – G=Periscopio – H Avvisatore di profondità – I= Occhio di cristallo – L= Uscita del pilota – N=Propulsore a reazione – O=Indicatore di profondità – P=Pattini – V=Leva di lancio siluri

 

Esso consta di uno scafo A, a paratie stagne tipo vespaio B, capace di contenere internamente uno o due siluri D, di due ali di lamiere di ferro C, attaccate ai lati ed in basso dello scafo, e dei timoni E di direzione, di profondità e di equilibrio, situati all’estremità della coda ed ai lembi delle ali ugualmente come un idroplano.

Esso non ha bisogno, come il sommergibile, per scendere nelle profondità del mare, di alcuna riserva di spinta e conseguente peso morto da trascinare, ma varia ogni profondità di navigazione senza alcuna manovra speciale, con le sole sue ali, guidate dalla facile azione dei timoni, identicamente all’idroplano nell’aria; e però mentre questi, nello stato di riposo, poggia sull’acqua e non appena in moto si solleva e vola in tutti i sensi nello spazio, il “SUBIDRO”, invece, allo stato di riposo, cioè quando il suo motore è fermo, galleggia nascosto sotto il pelo dell’acqua e non appena in moto fila in essa in ogni direzione e profondità. Il motore dell’uno lavora per sollevarlo sulle ali dall’acqua e tenerlo librato nello spazio, quello dell’altro, invece, per trascinarlo giù dal pelo delle acque e trattenerlo, mercè le ali, nella profondità di esse. Nella parte alta dello scafo è ricacciata la carlinga F per l’idroaviatore munita del periscopio G, che può rientrare in essa, e di uno speciale occhio di cristallo I. Tale carlinga, quando il “SUBIDRO” è fermo e galleggia sotto il pelo dell’acqua, può emergere con esso in tutto od in parte fuori acqua, per l’uscita del pilota, mediante un apposito dispositivo L.

Il “SUBIDRO” è mosso a mezzo di un propulsore speciale N a reazione atto alla navigazione sia subacquea che sopracquea, e con esso lascia il carico ingombrante e pesante degli accumulatori elettrici e può raggiungere velocità rapidissime.

Mercè un semplice avvisatore elettrico-luminoso H, azionato dalla pressione esterna dell’acqua, il pilota resta continuamente avvertito della profondità in cui trovasi con l’apparecchio, e portandosi in volo, di tanto in tanto, fin sotto il livello dell’acqua, potrà, attraverso il periscopio e, più sveltamente, allo speciale occhio di cristallo, osservare in giro, ridiscendendo poi rapidamente e facilmente, solo a mezzo dei suoi piani, senza dover vuotare e riempire d’acqua alcun cassone di spinta.

Esso è dotato altresì, per completa sicurezza, di un apposito indicatore di profondità O, mediante il quale il pilota può fissare la massima profondità, che normalmente è di pochi metri, che vuol raggiungere senza oltrepassare, per modo che il “SUBIDRO”, anche se mal guidato, si mantiene automaticamente, nella zona di profondità voluta.

Né il lancio dei siluri, che vien prodotto col solo movimento di una leva V, richiede alcuna manovra speciale per trovarsi essi in acqua, nel corpo del “SUBIDRO” già nella posizione di pronto-via.

 

I VANTAGGI DEL “SUBIDRO”

Il “SUBIDRO” è un apparecchio di estrema semplicità unita ai massimi vantaggi.

Esso riunisce in sé le temibili insidie del sommergibile con la sveltezza e leggerezza dell’idroplano e del “mas”, risultando così, per il lancio dei siluri, un nuovo mezzo meraviglioso, ricco di straordinari vantaggi. E però, oltre ad offendere come il sommergibile e tenersi, come questo, nascosto sott’acqua, possiede ancora altre vantaggiose prerogative, per essere cioè poco visibile per le sue minime dimensioni, poco costoso, di facile produzione, di grande sicurezza e nell’effetto poi di gran lunga più pericoloso del sommergibile stesso, per potere esso, alla svelta ed in numero, come idroplani, assalire una flotta e, senza che questa possa in nessun modo liberarsene e difendersi, procurarne la distruzione.

Per la sua guida e per il lancio del siluro può bastare un sol uomo, che siede nella carlinga più sicuro che se si trovasse in un sommergibile, od in un idroplano, poiché, al contrario di questi, in qualsiasi fortuito accidente, mentre

l’uno sprofonda negli abissi e l’altro precipita nel vuoto, il “SUBIDRO” viene semplicemente a portarsi, come nello stato di riposo, a galla.

Quando la sua opera non occorre, ad esso è sufficiente, per tenersi nascosto ed in agguato, qualche punto recondito fra scogli, od una lieve insenatura.

I “SUBIDRO” potranno assumersi da soli la difesa dei porti e delle estese coste della Patria, e, distribuiti un po’ da per tutto, dar la caccia all’intiero naviglio mercantile e da guerra nemico, nonché ai sommergibili nemici stessi, specie di notte, se provvisti di adatti riflettori.

Anzi potendo, altresì, navigare alla superficie dell’acqua, sfiorandola con le ali, molto più velocemente dei “mas”, portando buona parte del corpo anteriore fuori del liquido, i “SUBIDRO”, dico, godranno anche del vantaggio di poter penetrare nei porti trincerati nemici, sorpassando, mercè i sottostanti pattini P, ogni reticolato e zona minata, e dopo aver annientata una intiera flotta nemica, che si credeva al sicuro in casa propria, senza essere visti, per la facilità di potersi subito tuffare, rifare incolumi il ritorno.

Una flottiglia di tali minuscoli “SUBIDRO” può raggiungere, in via subacquea, mercè le prerogative del suo motore, tranquillamente, con i mari più burrascosi che si agitano sul suo capo, i più lontani lidi e lottare, con sicura vittoria, contro la più potente flotta nemica.

 

NOVITÀ DEL “SUBIDRO”

Il “SUBIDRO” sta al sommergibile come l’idroplano al dirigibile.

Col sommergibile si ottiene la navigazione subacquea alle diverse profondità col rendere il naviglio più o meno pesante a mezzo dei suoi serbatoi laterali, che vengono più o meno riempiti d’acqua, alla stessa guisa, che, per far salire o discendere un dirigibile nell’aria, occorre che si lasci sfuggire del gas o alleggerire il suo peso col buttar via della zavorra. Il “SUBIDRO”, intanto, che cerca di competere col sommergibile e sostituirsi ad esso per la sua semplicità, sicurezza e sveltezza, poggiandosi, invece, sul principio del più pesante dell’aria, cioè all’idroplano, naviga sott’acqua per effetto dei suoi piani scivolanti nell’acqua, come l’idroplano per effetto dei suoi piani nell’aria.

 

PRATICITÀ DEL “SUBIDRO”

Il “SUBIDRO” è un apparecchio di massima praticità, poiché, per la sua guida, occorre molto meno abilità di quella che necessita per guidare un idroplano, data la sua maggiore stabilità e la sua perfetta sicurezza in caso di accidenti, cosa che incoraggia non poco l’idroaviatore, poiché libera il suo animo da ogni preoccupazione.

Tale praticità di guida apparisce ancora più completa se si pensa che al “SUBIDRO”, normalmente, non necessita mai toccar forti profondità e che la profondità di navigazione fissata, che di regola è ben poca, appena cioè quanto basta per tenersi nascosto e sottrarsi al mare burrascoso, è mantenuta, automaticamente, in caso di errata manovra, dall’indicatore stesso di profondità; e che a quella breve profondità poi l’idroaviatore può scrutare direttamente, attraverso l’occhio di cristallo, l’obbiettivo che cerca e la giusta e sicura rotta che deve seguire.

Né, viaggiando in numero, è possibile fra loro alcuna collisione subacquea, poiché ognuno avrà, sul suo indicatore di profondità, fissato quella che deve tenere.

Quale altro dubbio vi potrà essere sulla sua perfetta praticità?

Quanta lotta, se si pensa, non ha dovuto affrontare il sommergibile stesso, che in effetto poi è così pieno di pericoli, per poter trionfare?

Quanti avversi giudizi non furono emessi contro il volo con motore, definito irrealizzabile utopia meccanica dagli stessi Accademici di Francia?

Alla bicicletta stessa, la macchina più umile e più utilitaria fra tutti i mezzi di locomozione, quanta fatica non le è costata per scalzare il triciclo ed affermarsi? Essa incominciò collo strabiliare il pubblico, esibendosi sui palcoscenici, come un fenomeno meraviglioso, ed oggi se ne contano a milioni nella circolazione ed in uso presso gli eserciti, e perfino ragazzi di pochi anni vi praticano sopra evoluzioni ed esercizi difficilissimi, senza più destare alcuna benché minima nostra attenzione.

Coll’attuazione solo, il “SUBIDRO”, pronto e tracciato in tutti i suoi più minuti dettagli, potrà di mostrare la sua praticità e formidabilità quale nessun altro apparecchio in uso è capace.

La sua apparizione sul mare seminerà lo scompiglio e la morte, e paralizzerà e rivoluzionerà tutte le Marine da guerra del mondo.   AVVENIRE DEL “SUBIDRO”  Il “SUBIDRO”, intanto, addita all’ingegneria navale la nuova struttura ed il nuovo sistema di navigazione che verrà per assumere il transatlantico dell’avvenire. Tali futuri navigli avranno, mercè la navigazione subacquea, la sicura incolumità contro qualsiasi pericolò d’improvvisa procella, l’apprezzato vantaggio di poter pigliare navigazione con qualsiasi mare, senza spostamenti di orario o di itinerario e l’assoluta assenza di qualsiasi benché minimo movimento di rollio e di beccheggio, tanto fastidioso ai viaggianti, specie a quei che ne sono sofferenti, e che chiedono sul mare tranquillità, sicurezza e conforto. Di quanto non occorre ora gravare il costo di un transatlantico se si vuol eliminare tale grave inconveniente di rollio con lo stabilizzatore giroscopico? Avranno altresì totalmente allontanato ogni pericolo d’incendio, se si pensa che, per tale navigazione subacquea, l’ambiente, allo stato di immersione, dovendo esser rinnovato da appositi serbatoi d’aria liquida, in casi d’incendio, i viaggianti, che verranno a tal uopo insegnati, si ritireranno e si chiuderanno in determinate gabine, segregandosi dal restante ambiente della nave, il quale verrà, mediante molteplici getti installati per dovunque, impregnato di gas estintivo, soffocando così qualsiasi anche più avanzato principio d’incendio. Tali navi, dunque, saranno munite di ali, avranno la sagoma sul tipo del “SUBIDRO”, e saranno munite di propulsore a reazione portando solo, a differenza del “SUBIDRO”, nella parte che dovrà emergere durante la normale navigazione sub-acquea diversi ordini di lunghe teorie di finestre che prima del tuffo verranno ermeticamente chiuse.

E. Pagliara.

IL “SUBIDRO”  – Seconda Versione (1953)

Nel 1953, l’Ing. Francesco Del Rio propose alla Marina Militare la versione “moderna” del suo sommergibile ora descritto come “progetto di un nuovo mezzo subacqueo basato sul principio di Kutta-Zukovskij” che consisteva in un mezzo anfibio capace di volare e di navigare sott’acqua, da utilizzare come monoposto d’attacco, in grado di decollare anche da un sommergibile in immersione.

Questo nuovo aero-sommergibile, nuovamente chiamato “SUBIDRO” ora ha una fusoliera simile ad un lungo siluro, dotata di ali a delta, alettoni e timoni. Nella parte anteriore della fusoliera è alloggiata la cabina di pilotaggio, la cui parte vetrata è completamente inglobata nella stessa per motivi di penetrazione idrodinamica. Nella fusoliera sono alloggiati tutte le apparecchiature tecniche necessarie per la navigazione, il radar, la radio, gli idrofoni, gli accumulatori, i motori elettrici, ecc. In acqua si muove per mezzo di eliche posteriori controrotanti inserite nei timoni di direzione mentre in volo mediante un motore a razzo. L’armamento era costituito da due siluri posizionati ciascuno in maniera simmetrica sotto le oppure ad un solo siluro appeso centralmente sotto la fusoliera. Dopo il volo il mezzo poteva ammarare in acqua o atterrare sulla terra ferma per mezzo di idonei pattini in dotazione. Le dimensioni previste, come da disegno, erano di lunghezza 16 m, altezza 2.30 m e apertura alare di 7,50 m.

8. Immagine sopra: Dal disegno originale di Francesco Del Rio

(dal libro “Uomini in Volo” di Giorgio Evangelisti)

 

   

9-10 Immagini sopra e sotto: tratte dal libro “Uomini in Volo” di Giorgio Evangelisti)

Come si evince dalla seconda delle comunicazioni rappresentate la risposta dello Stato Maggiore dell’Aeronautica non fu né positiva né lungimirante, tanto è vero che dieci anni più tardi gli Stati Uniti d’America avrebbero reso nota la nuova arma in dotazione dell’U.S. Navy, denominata “Regulus I” concettualmente molto simile all’invenzione del nostro Del Rio. Oltre che ricordare che anche il russo Boris Ushakov aveva ideato, nel lontano 1936, un assai simile “sommergibile volante”.

(Fiorenzo Zampieri)

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.

 11. Immagine sopra: “Regulus I – U.S. Navy

12. Immagine sopra: Idea di “sommergibile volante” della Marina Russa

 

 

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