Continua lo scontro sulle ricerche di Ornello Tofani sulle “Mura Megalitiche” di Alatri (FR); lettera aperta del prof. Di Paolis….

new_Tc sull Acropoli di Alatri - foto G Pavat 2009

Continua l’acceso dibattito sulle ricerche e scoperte di Ornello Tofani in merito alle “Mura Megalitiche” di Alatri (FR). Dopo la replica del ricercatore alatrense, ecco la “lettera aperta” del prof. Primo Di Paolis di Roma;.

“Per prima cosa desidero confermare che il mio intervento (tra l’altro pubblicato anche da alcuni siti web) non voleva essere in alcun modo offensivo nei suoi confronti del signor Tofani. Ma lei, signor Tofani, mi creda, è troppo permaloso. Troppo.
Quando ci si espone al giudizio del pubblico, divulgando le proprie ricerche e teorie bisogna accettare anche le critiche.
Soprattutto se fondate e costruttive come quelle che mi sono permesso di fare, dall’alto non della mia cultura ma della mia vecchiaia.
Sa, invecchiando si acquista anche un pizzico di saggezza.

Lei si batte come un leone per dimostare una ipotesi (che per lei è una certezza); ovvero che le cosidette “Mura Megalitiche” non sono state costruite dai Romani.
Ne sono convinto anch’io, ma lei sbaglia, e mi consenta di ripeterglielo, nei presupposti per avanzare le sue asserzioni.

Ho letto la sua risposta (pubblicata anch’essa sul web, ed è giusto che sia così) e mi permetta di ritornare sull’argomento.

Vede caro Tofani, alla ricerca accademica (e non accademica), non importa nulla del lasso temporale trascorso da quando lei ha cominciato ad occuparsi delle “Mura”. Importa di avere elementi concreti, riscontrabili e dimostrabili. Sa, il metodo galileiano, per capirci.
Elementi che lei, nonostante il suo affannarsi (anche con ironia) non è mai stato in grado di adurre.
O sbaglio?

Lei si fa scudo con la figura immensamente grande e immensamente saggia del compianto don Giuseppe Capone; ma l’essere stato suo amico o suo discepolo, caro Tofani, non ammanta le sue affermazioni di Verità inconfutabili.

Quindi venga al sodo. lei ha o non ha le prove di quanto afferma?
Credo che non le abbia.

Vogliamo parlare della Triplice cinta che lei chiama “Templum “?
Si sa benissimo (come sono in tanti a saperlo, basta andarsi a leggere articoli e studi di altri ricercatori, che forse con più umiltà di lei stanno portando avanti in silenzio ricerche di ben altro spessore) che non c’è un benchè minimo indizio in favore di una datazione della Triplice cinta più antica dell’epoca medievale o romana.

E non mi venga a dire che non esiste un indizio nemmeno per affermare il contrario.
E no, signor Tofani, tutti gli studi fin qui condotti (mi riferisco in particolare alla ricercatrice e scrittrice Marisa Uberti, che credo lei conosca benissimo) sul simbolo della Triplice cinta, indicano senza tema di dubbio, che non esistono, ripeto NON ESISTONO, esemplari più antichi dell’epoca romana.
(…omissis…)
E’ lei, caro Tofani, che deve dimostrare l’arcaicità di quell’esemplare (che, detto tra noi, mi sembra troppo ben conservato e per essere così antico). E non il contrario.

Di tutti gli esemplari di Triplice cinta in giro per il mondo, solo il “suo” sarebbe antichissimo? Suvvia, non scherziamo.

Dopotutto, lo dice lei stesso che, “SECONDO LEI”, il suo Templum indica “una direzione verso le stelle, attraverso la proiezione sull’orizzonte dei segni direzionali riportati sul piano inciso”. “SECONDO LEI”……Occorre dire altro!?

Quali sono questi segni direzionali? Le cosiddette frecce? Sappiamo entrambi che altri studiosi, anche di vaglia, le ritengono semplici imperfezioni della roccia.
Dobbiamo credere che siano davvero frecce direzionali solo perchè lo afferma lei? Con tutto il rispetto, non funziona così caro Tofani.

Lei stesso afferma, giustamente, che “la pietra non si data”. E allora?

Che significa; utilizzando “ben noti sistemi informatici di ricostruzione dei moti della volta celeste”…..Se lei prende una mappa del nostro pianeta e traccia infinite linee rette a partire da Alatri, scoprirà quanti siti, città , monumenti, antichi vi si trovano allineati. E’ ovvio…..
Lasci perdere i suoi “allineamenti astronomici con Giza, Carnac, Visoko, Hattusa….” io per scherzo ne ho trovati altri con Stonehenge, Macchu Picchu ecc ecc….
Lei cita e snocciola siti nati in epoche completamente diverse tra loro…ma lo sa ? Basta sfogliare un qualsiasi libro di storia per apprenderlo. Tra l’altro per alcuni di questi non si è nemmeno certi che siano davvero opera dell’uomo.
Mi riferisco alle cosiddette “Piramidi bosniache di Visoko”. Certamente saprà che il grande ricercatore e geologo Robert Schoch, colui che ha retrodatato la Sfinge di Giza, è convinto che le “piramidi” siano formazioni assolutamente naturali.
Quindi….ancora una volta, lei, caro Tofani, per provare le proprie teorie non si basa su dati certi, inconfutabili, ma su altre teorie e ipotesi ancora tutte da dimostrare.

Lei cita il Magli, ma non ho trovato da nessuna parte scritto che il professore del Politecnico di Milano, abbia mai confermato la sua datazione del Templum.

Mi creda, se la pietra fosse stata girata in un altro modo, magari di pochi gradi, lei avrebbe trovato altre costellazioni allineate e altre date da proporre…

Vuole essere creduto? Accetti il mio umile consiglio. Cerchi di dimostrare che quel masso e quella incisione siano state davvero fatte migliaia di anni fa e allora, solo allora, potrà stabilire allineamenti con costellazioni ed altri siti.

Ritiene impossibile farlo? E allora lasci perdere. Cerchi nuove vie, nuove ipotesi. Si concentri su quelle altre ricerche che lei ha citato.
Tutte ancora da dimostare.

Quanto al resto, va a suo merito, non c’è dubbio, il suo impegno nella tutela delle Mura e della Civita. Ma questo non ha nulla a che fare con la ricerca.

La saluto, augurandole un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Ad majora…mio caro Tofani.

Primo Di Paolis”.

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Un commento:

  1. Le buffonate di Tofani ormai non si contano più.

    Non c’è nessuno che è in grado di dirgli di darci un taglio?

    Alfredo.

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