F.E.L., FENOMENI ENERGETICI LUMINOSI
di Nicola Tosi (*)
I^ parte.
Trovo molto difficile descrivere nella totalità un fenomeno al momento sconosciuto che si studia da oltre vent’anni e riassumerlo in poche pagine, ed è per questo che mi limiterò a descrivere le particolarità emerse dai nostri studi che collocano i FEL – Fenomeni Energetici Luminosi in una casistica particolare che trova molti punti comuni con stessi fenomeni osservati in diverse parti del mondo.
Questo ci porta parlare di un fenomeno dalla portata mondiale e che merita una maggiore attenzione da parte della comunità scientifica, quindi il nostro contributo compatibilmente ai nostri sforzi, si limita a raccogliere la maggior parte dei dati possibili alle nostre capacità, da poter sottoporre allo studio di chi nel rispetto della ricerca voglia contribuire alla soluzione di questo mistero; ed anche le teorie che proponiamo servono da stimolo per un confronto costruttivo.
In questi ultimi anni abbiamo avuto l’occasione di poter raccogliere una enorme quantità di dati in relazione ai Fenomeni Energetici Luminosi che vengono osservati e registrati in Appennino Tosco Emiliano, estendendo le nostre ricerche ad alcuni luoghi in Italia di particolare interesse, come per esempio la Val Malenco.
I nostri sforzi miravano a registrare il maggior numero di fenomeni nelle frequenze invisibili ad occhio umano, come infrarosso ed vicino ultravioletto, spaziando nelle frequenze dello spettro elettromagnetico comprese tra i 300 nm e 1200nm, con l’intento di cercare una relazione tra il fenomeno ed eventuali osservatori e dimostrare che gli stessi possano spaziare nelle diverse frequenze dello spettro. Le tecniche fotografiche utilizzate sono molto complesse ed implicano l’utilizzo della strumentazione da postazione fissa, quindi sono state scelti alcuni luoghi con particolari caratteristiche che potessero soddisfare i requisiti richiesti, ovvero, un luogo dove questi fenomeni avvengono con una certa frequenza, una posizione con un’ampia visuale che lasci spazio anche a riprese di quadranti di cielo. Un luogo facilmente raggiungibile per la difficoltà di trasportare una enorme quantità di strumentazione. Per questi motivi le zone finestra che si sono scelte consistono nelle località Lago Santo, Lago Baccio, San Pellegrino in Alpe e Pietra di Bismantova, oltre a tenere in considerazione anche luoghi come la Val Malenco, dove con una certa frequenza sembra manifestarsi un fenomeno del tutto simile a quello registrato sull’Appennino Tosco Emiliano e Reggiano.
La metodologia di ricerca del Project UAP-Italia, usa un pensiero razionale distaccato da influenze esterne (di tipo soggettivo o di mal valutazione) che possono deviare la reale immagine di una fenomenologia. Tutte le ipotesi o le eventuali teorie che possono nascere nel percorso di valutazione, devono prima avere alla base dei dati concreti che permettano un approccio di valutazione serio. In questo modo si viene a creare un’indagine mirata che permette di applicare sul campo tutte le strategie migliori, basate sulla conoscenza di materie scientifiche, per analizzare il dato.
Per quanto riguarda la formazione dei componenti del ProjectUap-Italia, siamo tutti astrofili con esperienze ventennale in diversi campi di applicazione che variano dalla fotografia astronomica, geologia, scienze della terra, ricerca nelle onde lunghe VLF (Very Long Frequency) ed ELF (Extra Long Frequency) e frequenze vicine a quelle dell’idrogeno.
A seguito di una enorme quantità di testimonianze raccolte, che fanno riferimento a fonti luminose di diversa intensità, forma e colore, oltre ad oggetti strutturati di dubbia origine naturale, si è incominciato a redigere un programma di ricerca che ci consentisse, oltre alla raccolta dei dati per uno studio approfondito della fenomenologia, di dimostrare senza ombra di dubbio l’esistenza di un fenomeno che esula da quelli fino ad adesso conosciuti sia in campo d’ avionica che in quello delle Earth Ligth (Luci della Terra), sottovalutato dalla comunità scientifica e dagli stessi organi di informazione.
Almeno due volte alla settimana il gruppo di ricerca allestisce il campo base in una delle stazioni di osservazione scelta per l’occasione, controllando la zona circostante con strumentazione professionale atta al monitoraggio ambientale quali, videocamere ad alta risoluzione, fotocamere reflex digitali con sensore CCD e C-MOS modificate per riprende una vasta gamma di frequenze.
Sono passati ormai alcuni anni dall’attuazione del programma di ricerca ed alcuni risultati importanti sono stati raggiunti, in special modo quando in nostri sforzi si sono concentrati sulla stazione n.2 del progetto situata a 1200 mt. s.l.m. su di una terrazza panoramica di origine naturale e di eccezionale bellezza, dalla quale si può osservare con un’ottima visuale parte dell’Appennino Reggiano, parte di quello Tosco Emiliano e Modenese, ma in particolar modo si ha una visione favorevole su una delle formazioni più interessanti dal punto di vista geologico e storico, carica di mistero, la Pietra di Bismantova (immagine in basso. Citata da Dante nel IV Canto del Purgatorio NDR).
Una formazione arenaria, originatasi nel periodo del medio miocene, circa venti milioni di anni fa, nella cui struttura si trova l’alta presenza di carbonato di calcio (Ca Co3), ciò rende tale formazione di una straordinaria solidità dove all’interno di queste strutture la presenza di fossili di natura marina, ci indica con certezza la sua origine di fondale marino.
Il basamento è formato con continuità di sedimentazione, da argille marnose, mentre la sua sommità è costituita da un vasto pianoro coperto da un magro strato terroso, ed una prateria a cespugli. Oltre a questo importante aspetto geologico, che ci impone un atteggiamento prudente e aperto ad una panoramica anche di eventuali connessioni con fenomeni di origine piezoelettrica o tellurica nelle sue molte varianti, anche se gli studi ed approfondimenti fino ad oggi compiuti ci indicano in ogni caso che la presunta correlazione con aree sismiche o dove sono presenti faglie tettoniche, come nel nostro caso, non confermano la statistica globale. Inoltre c’è anche un aspetto legato ad una fenomenologia meno razionale ma altrettanto importante e degna di attenzione e studi, cioè quella delle Ball Ligth (Sfere di Luce), a cui chi scrive ha dato l’acronimo di FEL (Fenomeni Energetici Luminosi), appellativo nato dalla necessità di indicare forme energetiche che spaziano nelle diverse frequenze d’onda a seconda della loro forma, della propria emissione luminosa e del potenziale energetico.
Tale termine non ha certo la pretesa di sostituire quello già esistente ma a mio avviso si tratta di due fenomeni completamente differenti tra loro, anche se con denominatori comuni come l’emissione luminosa e come le molte storie e leggende nelle quali si fa menzione a sfere di luce (lumini) o vere e proprie “palle di fuoco” , certo non si vuole attribuire legami con gli avvistamenti dei fenomeni osservati recentemente , ma rimangono sempre delle storie sulle quali riflettere .
Nonostante le similarità dei fenomeni, esistono delle differenze che ad una prima osservazione possono non essere notate ma utilizzando strumentazione tecnica di precisione, ci si può avvicinare molto al “cuore” del fenomeno, immortalando le caratteristiche morfologiche e le loro dinamiche nei minimi particolari al punto di portare il ricercatore a scindere una fenomenologia conosciuta (tipo luci telluriche, Hessdalen Like, fenomeni di plasma…) da una totalmente nuova. Il tutto applicando strategie e metodologie di ricerca riscontrabili in astronomia e nello studio delle onde radio.
Immagine sopra: Nicola Tosi con alcune delle sue sofistica apparecchiature.
A corredo di ciò, si evidenzia che i fenomeni indagati dal Project Uap-Italia sono tuttora in corso in una zona dell’Appennino Tosco-Emiliano compresa fra Montefiorino, Lago Santo e la Pietra di Bismantova, e permettono una continua ricerca ed approfondimento, applicando varie strategie anche “di confine” tipo stimolazioni ottiche, audio e radio, ricercando per prove ed errori anche situazioni di sono-luminescenza.
Dalle osservazioni eseguite nei vari anni di monitoraggio e dalla enorme mole di dati raccolti con successive analisi ed interpretazioni delle stesse sui Fenomeni Energetici Luminosi, si è constatato che tra le diverse proprietà e caratteristiche che li contraddistinguono, ne hanno una veramente singolare che suscita nel sottoscritto interesse e perplessità, ovvero l’emissione luminosa propria del fenomeno sembra circoscritta al perimetro stesso, ovvero senza che la radiazione luminosa si propaghi nell’ambiente circostante i modo uniforme come normalmente ci si aspetterebbe da una fonte luminosa di quella intensità. In pratica a causa della sua natura ondulatoria, la luce o radiazione luminosa, come quella artificialmente prodotta da una lampadina a incandescenza, si propaga nell’ambiente in modo uniforme, cosa che non avviene con i fenomeni osservati e registrati.
Un classico esempio della distribuzione uniforme della radiazione luminosa lo si può avere osservando una stella al telescopio utilizzando un forte ingrandimento, dove uno strumento collimato e privo di aberrazioni cromatiche restituirà un’immagine di una stella perfettamente rotonda ed attorno a se un anello luminoso, chiamato anello di Airy, questo fenomeno si produce per due cause effetto naturali, la propagazione della luce in modo uniforme e la rifrazione della stessa attraverso le particelle di acqua in sospensione nell’atmosfera.
Lo stesso fenomeno è riscontrabile anche a suolo attraverso l’uso di una fonte luminosa artificialmente prodotta, meglio ancora in particolari condizioni ambientali, ovvero con alto tasso di umidità. Si è osservato che Fenomeni Energetici Luminosi pur producendo un’intensa luminosità, che varia per forma e colore, sembrano non produrre nessun irraggiamento luminoso nell’ambiente circostante, rimanendo la fonte luminosa circoscritta al fenomeno stesso, dove le variazioni cromatiche del fenomeno variano al variare della intensità luminosa, quanto appena descritto lo si può osservare nelle varie sequenze fotografiche riprese nelle sessioni di raccolta dati.
Forti emissioni luminose che pur saturando il sensore nel piccolo raggio del loro perimetro, la luce sembra non propagarsi nell’ambiente rimanendo circoscritta al fenomeno stesso.
Un vero mistero, fenomeni del genere in natura non ne sono mai stati osservati, o meglio non sono mai stati registrati in modo sistematico con la raccolta di ulteriori informazioni quali quelle ambientali e del campo elettromagnetico
Le innumerevoli osservazioni eseguite su campo ci hanno permesso di comprendere alcune caratteristiche del fenomeno, nello specifico abbiamo notato che esso assume diverse variabili nel contesto di colori e luminosità, infatti sono stati ripresi diversi fenomeni energetici i quali assumono caratteristiche diverse a seconda dell’intensità luminosa e della forma, ovvero all’aumentare dell’intensità luminosa, proprio come avviene per una stella, la tonalità della colorazione passa dal rosso al giallo al blu ed infine al bianco, senza però come dimostrato dalle misurazioni effettuate, ci sia un aumento di temperatura, infatti non abbiamo mai riscontrato una qualsiasi anomalia in relazione alla temperatura ambientale e dei fenomeni energetici luminosi, almeno fino a che non abbiamo utilizzato una nuova strumentazione.
Infatti grazie alla collaborazione instaurate negli anni con altri ricercatori abbiamo chiesto al nostro amico Jerry Ercolini storico fondatore del 45°GRU che opera nel Polesine, di poter utilizzare un radiometro nella fattispecie un “Ral 10”, strumento che permette di misurare il flusso elettromagnetico di un corpo in base alla temperatura e alla distanza, usato prevalentemente in radioastronomia tramite il cui utilizzo è possibile conoscere proprietà e caratteristiche fisiche dell’oggetto osservato, l’idea era quella di poter raccogliere i dati direttamente sul fenomeno utilizzando come antenna una YAGI unidirezionale.
Con questo sistema di rilevamento abbiamo condotto alcune misurazioni su un fenomeno che si è protratto per alcuni minuti, dandoci il tempo di compiere importanti misurazioni in contemporanea alle immagini riprese.
I dati del radiometro non hanno lasciato dubbi sul fatto che il fenomeno emetteva calore e ben più alto di quello di fondo, ovvero della temperatura ambientale, ma anche in questo caso, come per l’emissione luminosa che non si propaga uniformemente nell’ambiente circostante ma viene circoscritta al perimetro del fenomeno stesso, il calore allo stesso modo è circoscritto al solo fenomeno, cosa questa che ci lascia veramente stupefatti.
Sostanzialmente perchè ciò avvenga il fenomeno dovrebbe possedere un fortissimo campo elettromagnetico che trattiene al suo interno la luce e il calore, proprio come ci aspetterebbe da un plasma ma su una scala energetica molto elevata.
Vorrei sottolineare che una fonte energetica che emette una propria luminosità anche di grande intensità, come abbiamo più volte registrato, deve avere una temperatura equivalente alla radiazione emessa, dove l’intensità ne determina la temperatura, ovvero più alta e intensa è la radiazione luminosa maggiore risulterà la temperatura del fenomeno che la emette, ebbene dalle misurazioni eseguite sembra che i fenomeni energetici luminosi, in alcuni casi non sono soggetti a queste regole. La dinamica appena descritta ci ha spinti a cercare una risposta a questo quesito, prendendo in considerazione l’ipotesi che i fenomeni possano produrre una fonte energetica luminosa “fredda” e di conseguenza l’energia e i processi che li generano non risultano emettere calore nell’ambiente circostante.
FINE I^ PARTE.
(Nicola Tosi)
(*) Nato a Pietrasanta in provincia di Lucca, fin da piccolo ha avuto la passione per la scienza in particolare per le tematiche astronomiche e scienza della terra. Il suo primo approccio è avvenuto quando a 14 anni ha iniziato a frequentare il Museo Archeologico di Pietrasanta sotto la guida del Prof. Antonucci e successivamente ha frequentato anche l’Osservatorio Astronomico dell’omonimo paese e qui è nata la sua vera passione, da allora ha dedicato ogni momento libero alla comprensione dei fenomeni astronomici e riprese fotografiche del profondo cielo.
Nel 1997 ha iniziato ad indagare sulle possibilità dell’esistenza di vita extraterrestre. E’ stato fondatore di alcune associazioni e centri di ricerca tra cui l’A.N.S.U. (Associazione Nazionale Studio Ufo) il C.S.E.T.I. (Center for the Study of Extraterrestrial Intelligence) da lui seguite e dirette con la carica di Vice Presidente fino al 2007.
Successivamente ha istituito, collaborando con diversi centri di ricerca nazionali ed internazionali, il Centro Ricerche Appennino Modenese e Osservatorio Astronomico Appennino Modenese con la carica di Presidente, il quale da diversi anni si dedica settimanalmente al monitoraggio di alcune zone degli Appennini di particolare interesse, dove periodicamente avvengono Fenomeni Luminosi Anomali in bassa atmosfera e ricerche amatoriali in campo astronomico.
Inoltre contestualmente con le proprie forze e le proprie metodologie di ricerca ha dato vita ad un “database operativo” Project Uap Italia, primo in Italia, cercando di divulgare un pensiero tecnico per lo studio sul campo di fenomeni anomali aerei (UAP) e nel contempo ampliando la “rete” di ricerca in altre zone d’Italia, la cui metodologia di ricerca usa un pensiero razionale distaccato da influenze esterne (di tipo soggettivo o di mal valutazione) che possono deviare la reale immagine di una fenomenologia. Ha una notevole preparazione in astronomia, geologia, fotografia digitale/analogica (visuale, infrarossa) ed analisi computerizzate. Le sue ricerche ed i report pubblicati sono stati citati in diversi articoli in campo scientifico e quotidiani.
NEL 2017, A CECCANO (FR) NICOLA TOSI A RICEVUTO IL “PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO” PER AVER IDEATO IL “PROJECT UAP-ITALIA”, FINALIZZATO ALLO STUDIO E LA RICERCA SU UNA PARTICOLARE FENOMENOLOGIA AEREA E LUMINOSA CHE SI STA MANIFESTANDO IN VARIE ZONE DEL MONDO, DENOMINATA UAP (UNIDENTIFIED AERIAL PHENOMENA).
Immagine sopra: Nicola Tosi e Giancarlo Pavat a Ceccano (FR) al PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO 2017 (foto Tommaso Pellegrini 2017).
- Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
Molto interessante l’articolo, ottima ideazione di ricerca e…Complimenti!
Ci sono anche altri che studiano questi fenomeni. Le “luci” più famose sono quelle delle Marfa Lights in Texas, USA, o le Hessdalen lights , in Norvegia.
Ottime le foto e ancora complimenti.