NON PIÙ OLTRE, il nuovo romanzo di Teresa Ceccacci. La recensione di Giancarlo Pavat.

NON PIÙ OLTRE 

IL NUOVO ROMANZO DI TERESA CECCACCI. 

La recensione di Giancarlo Pavat

Sin da quando l’Uomo ha cominciato ad avere contezza del mondo circostante, si è domandato cosa ci fosse oltre la prateria che costituiva il suo territorio di caccia, oltre la foresta in cui era meglio non addentrarsi in quanto abitata da fiere terribili e mostri spaventosi, aldilà di quel nastro azzurro scintillante al sole che si vedeva all’orizzonte.  Già l’orizzonte. Spaventava e affascinava allo stesso tempo. Cosa c’era oltre? Forse una fine atroce oppure il miraggio di una esistenza migliore. 

Ma fin dove era consentito all’uomo di arrivare? Quale era il confine ultimo a cui poter anelare, oltre il quale era proibito accedere? NON PLUS ULTRA, NON PIÙ OLTRE stava scritto sull’ultimo lembo di mondo conosciuto. L’Ulisse dantesco varco’ quel limite  e venne dannato per sempre.

Eppure l’eterno quesito, l’eterna sete di conoscenza non si è mai spenta. Con il trascorrere del Tempo, sulle antiche mappe gli spazi bianchi andarono mano a mano rarefacendosi, sino a scomparire del tutto.

Ma siamo certi che l’uomo abbia davvero oltrepassato i confini più estremi e che non vi sia più nulla da scoprire?

 

Il nuovo romanzo della scrittrice e archeologa Teresa CECCACCI,  NON PIÙ OLTRE (Arbor Sapientiae editore 2021), sembra voler affrontare proprio questo inquietante interrogativo. Ma non solo.

La sete di sapere, il “Folle Volo” oltre ogni limite consentito,  può volgersi visionariamente aldilà dell’essenza stessa della Conoscenza. Oppure in regioni sconosciute del proprio inconscio. In abissi oscuri che sono dentro di noi. Come se volessimo salpare e spingerci lontano, in mari gelidi e ignoti e sbarcare su isole dimenticate o mai calpestate  ddall’Uomo.

Proprio come nel caso dell’incredibile viaggio (realmente avvenuto) evocato nel romanzo di Teresa CECCACCI 

NON PIÙ OLTRE trae l’iniziale (ma solo iniziale) spunto narrativo nella spedizione scientifica finanziata  da privati, del 1861, rievocata nel libro “Nord-Fahrt, Entlang der Norwegischen Kuste, nach dem Nordkap, den Inseln Jan Mayen und Island” del professor Carl Vogt (la personalità scientifica più importante a far parte della spedizione).

Un viaggio, in cui l’autrice miscela sapientemente dati storici e spunti di fantasia (ma poi è davvero tutta fantasia della scrittrice?), svoltosi (come si deduce dal titolo in tedesco del libro di Vogt. Tra l’altro non ci risulta che sia mai stato tradotto in italiano)  nell’Atlantico settentrionale, oltre il Circolo Polare Artico.  Che, nella seconda metà del XIX secolo, non era più conosciuto dell’Amazzonia o dell’Africa Equatoriale.

Una delle mete degli intrepidi esploratori e scienziati tedeschi è, appunto, la remota (ancora oggi)  isola di Jan Mayen; “…dalla forma insolita e allungata, si trova ad una latitudine di 71°”, pista tra Islanda e Groenlandia.

Seguendo il diario e le lettere del protagonista della spedizione, Georg Berna (1836-1865), scopriamo, passo dopo passo, che quell’isola vulcanica, “recente scoperta ad opera di un gruppo di cacciatori di balene”, non è una semplice “Terra Incognita”, ma qualcosa di più  e, forse, di peggio.

Il viaggio scientifico diventa una discesa nei recessi più oscuri della Storia dell’Uomo, delle sue credenze religiose, della sua stessa anima.

Una esperienza talmente sconvolgente che Berna, pur ritornando a casa, non si riprenderà mai più. A questo punto, potremmo dire, inizia il vero e principale filone narrativo, magistralmente orchestrato dall’autrice. Ovvero il dramma personale dell’innamoratissima consorte e poi vedova, Marie Anne. Un donna forte e fragile allo stesso tempo. Una Penelope che nonostante abbia visto il ritorno del suo Ulisse del Nord, in realtà non lo riavra’ mai con se.

Immagine sopra; la copertina del nuovo romanzo di Teresa CECCACCI (Arbor Sapientiae editore 2021)

E qui, tanto di cappello alla scrittrice che abbiamo già imparato a conoscere da altri lavori (alcuni recensiti anche su questo sito). Teresa CECCACCI ha una rara capacità nel saper tratteggiare, cesellare con abilità e fine psicologia, il carattere di questa vera e propria eroina; Marie Anne. Ma non soltanto.  È riuscita pure a cogliere straordinari collegamenti tra la spedizione, la triste storia dei coniugi Berna e un capolavoro assoluto dell’arte moderna. L’ISOLA DEI MORTI di Arnold BOCKLIN .

Fili sottili che non sveliamo per non togliere ai lettori di NON PIU’ OLTRE il piacere della scoperta (o riscoperta).

Immagine sopra: la prima versione de L’ISOLA DEI MORTI, oggi esposta al Kunst Museum di Basilea in Svizzera.

Va però rammentato, soprattutto a chi non la conoscesse, che, dell’opera dell’artista svizzero, esistono cinque versioni, realizzate tra il 1880 e il 1886. Anzi, esistevano, in quanto la quarta, quella del 1884, è andata distrutta durante la II Guerra Mondiale. Trattasi di un capolavoro del simbolismo che ha ispirato generazioni di artisti. Da De Chirico a Dali’. Ha letteralmente stregato, come apprendiamo nel romanzo, persino Adolf Hitler che volle acquistarla ad un asta. Si tratta della versione oggi esposta a Lipsia. Esiste una famosa (o famigerata) fotografia scattata il 12 novembre 1940, nella Cancelleria del III Reich di Berlino, in cui di vedono il ministro degli esteri sovietico Molotov, il suo omologo nazista von Ribbentrop (di spalle) e lo stesso Hitler. Appesa alla parete si riconosce proprio L’ISOLA DEI MORTI.

Immagine sopra; l’archeologa e scrittrice Teresa Ceccacci, autrice di NON PIÙ OLTRE. 

Mi si conceda una breve digressione di carattere personale. Anche chi scrive fu colpito in maniera sconvolgente dal quadro di Bocklin. Tanto tempo fa, vidi per la prima volta una immagine del quadro (se non ricordo male si trattava della versione di Basilea) in un manuale di Storia della Letteratura adottato come libro di testo al Ginnasio. Rimasi talmente sconvolto che sognai quell’isola inquietante e il giorno dopo buttai giù di getto un racconto (in cui mescolavo mistero, horror e fantasia) che aveva come perno della vicenda proprio L’ISOLA DEI MORTI. Ovviamente si trattava di uno scritto di un ragazzo di 15 anni. Ma circolo’ (in forma manoscritta) tra compagni di classe e altri studenti del Liceo-Ginnasio “Dante Alighieri” di Trieste, ed ebbe un notevole successo. In ogni caso, la tematica centrale del racconto era proprio “l’andare oltre” da parte dell’Uomo alla ricerca della Verità.

Una ricerca che costituisce pure la motivazione più profonda dell’agire anche degli altri protagonisti di NON PIÙ OLTRE . Compreso il pittore svizzero trasferitosi a Firenze, ove vive con la propria famiglia colpita, anch’essa, da gravi lutti.

Quindi, l’ultima (per ora) fatica di Teresa CECCACCI puo’ essere letta su diversi piani. Come una visione, uno sguardo sul dramma cosmico che riguarda l’Umanità intera, che vive nell’ignoranza della vera realtà del mondo che pensa (con arroganza) di conoscere in lungo e in largo.

Oppure come una struggente storia d’amore nei confronti del proprio amato perduto per sempre. In cui può riconoscersi chiunque sia stato colpito dal dolore per la perdita di un compagno / compagna, di un figlio, di un genitore o, semplicemente, di una persona cara.

Ecco perché si è percepita, in questo romanzo, la non comune capacità di far immedesimare il lettore in uno o più dei protagonisti.

Ma nel romanzo si può cogliere anche un messaggio di speranza, quanto mai attuale in tempi tribolati come i nostri.

Non tutto, contrariamente a quanto asseriva Lucrezio, finisce su questa Terra. L’autore de L’ISOLA DEI MORTI è andato OLTRE. PLUS ULTRA. Ha squarciato il velo di ignoranza e ipocrisia di questo Mondo. Presentandoci e offrendoci la chiave per cogliere non “l’Altro Mondo” ma  un “Altro Mondo”. Dove sognare “le cose che avrebbero potuto essere ma che non non sono state”.

(Giancarlo Pavat)

 

Immagine sopra; in primo piano alcuni libri di Teresa CECCACCI pubblicati da Arbor Sapientiae.

 

NON PIÙ OLTRE

di Teresa CECCACCI

Arbor Sapientiae 2021.

Pagine 223

Euro 18,00.

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Un commento:

  1. Bella recensione. Conosco Pavat attraverso i suoi articoli e libri e devo dire che possiede la facoltà di trasmettere entusiasmo, curiosità, interesse anche quando parla di opere di altri autori.
    Non sapevo di questo romanzo. Lo leggerò sicuramente perché adoro il quadro dell’isola dei morti.
    Ancora complimenti a Pavat e all’autrice del romanzo.
    Spero che quando terminerà l’emergenza Covid, questo libro possa essere presentato anche qui a Trieste.

    Flora.

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