Il “Dream Team del Mistero” è tornato a Ceccano per ulteriori ricerche………

1 Dream Team del Mistero davanti alla Madonna delle Grazie)

(Foto1: da sx Giancarlo Pavat, Roberto Adinolfi, Antonello Di Mario, Marco Di Donato con il piccolo Alessandro, Andrea Selvini, Adriano Forgione, Mikaela Zanzi e Mario Tiberia davanti alla Madonna delle Grazie a Ceccano – foto Tommaso Pellegrini).

THE DREAM TEAM OF MISTERY

BACK IN ACTION!

Sabato 6 febbraio 2016, il “Dream Team del Mistero” è tornato a Ceccano (FR)! Lo scopo? Compiere altre ricognizioni e ricerche assieme a studiosi locali ed esponenti dell’Amministrazione Comunale.

Nella soleggiata mattinata si sono dati convegno nella cittadina fabraterna diversi ricercatori (provenienti anche da varie parti d’Italia) che da mesi si stanno occupando delle interessanti novità e scoperte che stanno emergendo dal passato più sconosciuto e dimenticato di quel territorio del Lazio meridionale.

Erano presenti Adriano FORGIONE (direttore della rivista FENIX ed uno dei massimi esperti nazionali  e mondiali di Misteri), Tommaso PELLEGRINI (ricercatore e fotografo), Giancarlo PAVAT (scrittore, uno dei maggiori conoscitori dei misteri del Basso Lazio ), Giulio COLUZZI (ricercatore e curatore del sito www.angolohermes.com), Marco DI DONATO (scrittore e videomaker), Mikaela ZANZI (giornalista). Assieme a loro i ricercatori ceccanesi Roberto ADINOLFI (presidente dell’associazione “Spina nel fianco“) , Mario TIBERIA e Andrea SELVINI (quest’ultimi due dell’associazione “Cultores Artium“).

Ceccano - chiesa Madonna delle Grazie XVIII sec

(Foto 2: Madonna delle Grazie a Ceccano – foto Pellegrini)

Non è la prima volta ( e non sarà certamente l’ultima) che questi ricercatori hanno raggiunto Ceccano. Tutto ciò dimostra come l’interesse sia ancora molto alto e ci sia ancora tantissimo da scoprire e numerosi enigmi  che attendono di essere svelati e chiariti.

3 Ceccano - ingresso Madonna delle Grazie

4 Ceccano - data costruzione Madonna delle Grazie

(Foto 3 e 4: l’ingresso con la piccola lapide con la data di costruzione della Madonna delle Grazie e le due doppie spirali sul portale – foto Pellegrini)

Il gruppo ha per prima cosa visitato la chiesetta settecentesca (ma costruita su una “cona” molto più antica) della Madonna delle Grazie (appena fuori del centro abitato, posta sulla strada che conduce a Castro dei Volsci ). La visita è stata possibile  grazie alla gentilezza e disponibilità di Antonello DI MARIO.

6 Ceccano - Statua Vergine con Bambino XX sec

5 Ceccano - quadro sopra l'altare della Madonna delle Grazie

(Nelle foto 5 e 6: il dipinto  con Gregorio Magno con San Sosio diacono e San Giovanni Evangelista e la statua della Madonna incoronata con il Bambino – foto Pellegrini).

Questa piccola chiesa sorse nel 1712 (come recita una piccola lapide murata sulla facciata sopra l’ingresso, decorato con una doppia spirale) per volontà di Donna Gerolama BRIZZI-EGIDI e del sacerdote Giovanni EGIDI, entrambi appartenenti alla illustre famiglia ceccanese degli EGIDI.

7 Ceccano - il Giglio degli Egidi

(Sopra, foto 7; la sepoltura degli Egidi con il “Giglio” – foto Pavat)

Al suo interno, oltre alle sepolture degli EGIDI, caratterizzate dallo stemma familiare   del “Giglio”, si trovano una statua lignea del XX secolo della Madonna incoronata con il Bambino, un dipinto  raffigurante papa Gregorio Magno con San Sosio diacono e San Giovanni Evangelista.

Ma l’opera d’arte decisamente più interessante, anche per i significati allegorici ed esoterici, è certamente  un affresco del XVI-XVII secolo, rappresentante  “Maria Lactans“. Ovvero la Madonna che allatta il bambino. Tema piuttosto raro in Ciociaria.

Giancarlo PAVAT ci ha segnalato due affreschi medievali con questo soggetto sacro presenti nella chiesa suburbana e probabilmente appartenuta ai Templari della Maddalena ad Alatri (FR) ed uno visibile (sebbene piuttosto rovinato) nel Santuario della Madonna dell’Auricola ad Amaseno (FR).

8 Ceccano - le lapidi degli Egidi

9 Ceccano - le lapidi degli Egidi

10 Ceccano - le lapidi degli Egidi

11 Ceccano - le lapidi degli Egidi

(Foto 8, 9, 10 e 11: le lapidi degli Egidi murate all’interno della Madonna delle Grazie – foto Pavat)

Giulio COLUZZI ricorda che un altra “Madonna del latte” si trova nel Santuario del Crocifisso a Bassiano in provincia di Latina.

Nella piccola chiesetta del Santuario” ha scritto PAVAT nel suo libro “Nel Segno di Valcento” (Edizioni Belvedere 2010) “un ignoto artista del XV secolo ha realizzato una “Madonna del latte”, o “Maria lactans”, di ottima qualità anche se, purtroppo, danneggiata dalla caduta di brani di intonaco“.

COLUZZI ha sottolineato che è comunque raro trovare simili opere d’arte in epoca Controriformista, quindi proprio nel periodo in cui è stato datato l’affresco ceccanese.  12 Maria lactans

IMG_0343 - Copia

(Foto 12 e 13: l’affresco con “Maria Lactans” nella chiesa della Madonna delle Grazie di Ceccano. Nel particolare si nota il piccolo volto di un precedente dipinto sottostante – foto Pavat)

14 ALATRI FR- Chiesa della Maddalena - Maria lactans15 ALATRI - Chiesa della Maddalena - Maria lactans

(Foto 14 e 15: i due affreschi con “Maria Lactans” presenti nella chiesa della Maddalena ad Alatri (FR) – foto Pavat).

7 Amaseno FR- Madonna che allatta - (cappella dx Auricola)

(Foto 16: l’affresco con “Maria Lactans” presenti nel Santuario della Madonna dell’Auricola ad Amaseno (FR) – foto Pavat) 

Bassiano-Santuario-Crocifisso - Maria lactans

(Foto 17: il frammentario affresco con “Maria Lactans” di Bassiano (LT) – foto Pavat)

Infatti la Chiesa di Roma riteneva oltraggioso raffigurare la Madonna con un seno nudo. Pertanto è da capire perché sia stato realizzato questo affresco (che, come spiegato da Antonello DI MARIO, decorava la precedente “cona” sita nell’attuale via per Gaeta, e poi venne staccato e posizionato sopra l’altare della nuova chiesetta) e come abbia fatto a sopravvivere anche nella nuova allocazione.

16 Interno Madonna delle Grazie

(Foto 18: l’interno della Madonna delle Grazie a Ceccano)

Una curiosità. Tra il seno della Vergine  e la testolina del Bambino si intravede un viso barbuto. Si tratta di un precedente  affresco sottostante, di cui si è salvato solo quel volto probabilmente di un santo.

Un altra curiosità notata dai membri del “Dream Team del Mistero” è la piccola testolina (probabilmente trattasi di un teschio, ha spiegato FORGIONE, ma sembra lo “smile” degli odierni cellulari)  visibile all’interno della parola “Aeterna“, su una delle lapidi degli EGIDI,

Particolare del teschio sulla lapide

(Foto 19: una delle lapidi degli EGIDI con il particolare della “faccina” – foto Pellegrini).

DI MARIO ha inoltre  piegato ai presenti che nell’area immediatamente alle spalle della chiesetta, vennero rinvenute alcune antiche sepolture e che i reperti recuperati si trovano presso il Museo Archeologico di Castro dei Volsci (FR).

Terminata la visita alla chiesetta della Madonna delle Grazie, il gruppo del “Dream Team” è ritornato nella parte alta di Ceccano. Qui, all’interno del maniero dei “Conti di Ceccano”,  Marco DI DONATO ha girato un video in cui Adriano FORGIONE  e Giancarlo PAVAT fanno una prima analisi dei simboli rinvenuti da Mario TIBERIA e Andrea SELVINI nel Castello. (vedi:  http://www.ilpuntosulmistero.it/da-ceccano-fr-straordinaria-notizia-misteriosi-graffiti-rinvenuti-nel-castello-dei-conti/;)

18 Pavat e Forgione durante le ripres dentro il castell

(Foto 20 Giancarlo Pavat e Adriano Forgione durante le riprese video all’interno del Castello di Ceccano – foto Pellegrini)

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(Foto 21: Giancarlo Pavat e Adriano Forgione durante le riprese video da parte di Marco Di Donato – foto G. Coluzzi)

.

Dopo aver fatto onore alla cucina ciociara in una nota trattoria di Ceccano, nel primo pomeriggio il gruppo è stato raggiunto dal vicesindaco Massimo RUSPANDINI e da altri appassionati e ricercatori della cittadina, tra cui Daniele MASSA (che ha di recente individuato altri megaliti nelle campagne ceccanesi che presto diverranno oggetto di indagini e riscontri da parte del “Dream Team del Mistero”).

19 Il Dream Team e il vicesindaco Ruspandini

20 Ruspandini si intrattine con Forgione presso il sito della sc

(Foto 22 e 23: Il “Dream Team” con il vicesindaco Massimo Ruspandini sotto la rupe del castello di Ceccano e presso il sito della scomparsa chiesa di S. Pietro. Nella foto il vicesindaco Ruspandini con Adriano Forgione  e Giulio Coluzzi – foto Pavat).

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Foto 24 e 25: Il “Dream Team” con il vicesindaco Massimo Ruspandini sotto la rupe del castello di Ceccano e presso il sito della scomparsa chiesa di S. Pietro. – foto G. Coluzzi)

Il gruppo ha fatto una interessantissima passeggiata ricognitiva nel suggestivo centro storico di Ceccano, individuando diversi elementi interessanti: simboli, bassorilievi, particolari architettonici, ecc..

21 il sito della scomparsa chiesa di S Pietro

(Foto 26 il sito della scomparsa chiesa di S. Pietro – foto Pavat).

Da piazza XXV luglio, ove sorge il Monumento ai Caduti, recentemente riportato all’antico splendore dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Roberto CALIGIORE, il gruppo si è portato ai piedi della rupe su cui sorge il Castello dei Conti di Ceccano e da qui preso il sito della scomparsa chiesa di San Pietro, rasa al suolo da un bombardamento durante il Secondo Conflitto Mondiale.

23 Il Fiore della Vita sopra la chiave di volta

Infilatisi tra le viuzze, scalinate e stradine del centro storico. i ricercatori hanno identificato altri simboli. Ad esempio un “Fiore della Vita” (nella foto 267 sopra; – foto Pellegrini) scolpito su una chiave di volta assieme all’anno di realizzazione: 1818.  24 Il Dream Team in giro per Ceccano

(Foto 28: Il vicesindaco Massimo Ruspandini e il “Dream Team” in giro per il centro storico di Ceccano – foto Pavat)25 Dream Team in giro per Ceccano

(Foto 29: Il vicesindaco Massimo Ruspandini e il “Dream Team” in vicolo Porta d’Abbasso nel centro storico di Ceccano. Sullo sfondo la chiesa di San Giovanni Battista – foto Pellegrini

In vicolo di Porta d’abbasso, (a fianco di Palazzo Liburdi, riconoscibile dallo stemma recante una “Stella Cometa“), intento ad ammirare uno dei tanti mascheroni di pietra che decorano i portali dei palazzi di Ceccano, il gruppo ha ascoltato con interesse una dotta disquisizione di Adriano FORGIONE proprio sul significato simbolico, allegorico ed esoterico dei mascheroni (su cui ritorneremo con un apposito articolo).

26 Il mascherone apotropaico in via dabbasso(Foto 30, sopra, e 31, sotto; il Mascherone apotropaico in vicolo di Porta d’abbasso – foto Pavat)27 Mascherone apotropaico

Presso il campanile della chiesa di San Giovanni (quella che contiene gli affreschi medievali con inciso il “Nodo di Salomone“; http://www.ilpuntosulmistero.it/importante-scoperta-simbologica-in-una-chiesa-di-ceccano-fr/), Roberto ADINOLFI ha mostrato a tutti quello che sembra un bassorilievo con un candelabro da lui individuato.28 campanile S Giovanni

(Foto 32, sopra e 33, sotto; il campanile di San Giovanni e il bassorilievo scoperto da Adinolfi – foto Pavat)29 Candelabro

Altri elementi architettonici ammirati dal gruppo sono stati diversi Trigrammi Cristici IHS su chiavi di volta ed una elegante bifora gotica medievale in via Sant’Antonio.30 Trigramma via x chiesa S Giovanni

(Foto 34, sopra e 35, sotto; Il Trigramma IHS in via San Giovanni e la bifora gotica medievale in via Sant’Antonio – foto Pavat)31 la bifora gotica

Non lontano dalla bifora di via Sant’Antonio, nella medesima strada, presso un elemento architettonico medievale aggettante, Giancarlo PAVAT ha scoperto un bassorilievo con un leone rampante.32 bassorilievo con leone rampante

Leone rampante scoperto a Ceccano da G Pavat

33 raffronto del bassorilievo

(Foto 36, 37 e 38: il bassorilievo con il Leone rampante scoperto da Pavat in via Sant’Antonio – foto Pavat)

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(Foto 39: Il “Dream Team” e il vicesindaco Massimo Ruspandini osservano il bassorilievo con il Leone rampante scoperto in via Sant’Antonio da Pavat – foto Coluzzi)

34 G Coluzzi e T Pellegrini

(Foto 40: Giulio Coluzzi e Tommaso Pellegrini impegnati nelle ricerche in via Sant’Antonio – foto Pavat).35 suggestivo scorcio del centro storico di Ceccano

(Foto 41: uno scorcio suggestivo di Ceccano – foto Pellegrini)

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(Foto 42: l’artistico stemma con la “Stella Cometa” di Palazzo Liburdi a Ceccano – foto Pellegrini)

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(Foto 43: una chiave di volta riutilizzata capovolta su un muretto di recinzione nel centro storico di Ceccano – foto Pavat)

1 Casa palaziata - foto Adinolfi -17-1-16

(Foto 44: Il monumentale portale d’ingresso della “Casa palaziata di Domenico Gizzi” – foto Adinolfi).

Il gruppo, raggiunta via Madonna degli Angeli che prende il nome da una chiesa oggi scomparsa che sorgeva proprio in quella via, ha ammirato il monumentale portale d’ingresso della “Casa palaziata” del noto musicista Domenico Gizzi, costruita nel 1736.

36 spirale scoperta da Mario Tiberia

(Foto 45: la Spirale scoperta da Mario Tiberia in via San Pietro – foto Pellegrini).

All’incrocio tra via San Pietro e via Madonna degli Angeli, sempre dentro il centro storico cittadino, si è ammirata una splendida Spirale, scolpita su un blocco di calcare e perfettamente conservata, individuata nei mesi scorsi da Mario TIBERIA.

Si tratta, chiaramente, di materiale di reimpiego” ha spiegato Giulio COLUZZIproveniente da una costruzione precedente. Come ricorda la toponomastica, qui una volta sorgeva una piccola chiesa dedicata a San Pietro, ma in tempi ancora più antichi si sarebbe trovato un tempio consacrato a Cerere, dea delle messi e dell’abbondanza. Forse, il motivo a spirale richiama simbolicamente proprio la Dea, una delle Grandi Madri dell’antichità pagana, di cui la spirale era uno dei simboli”.

Un ceccanese che abita in quella zona, ha spiegato ai ricercatori  che il blocco con la Spirale si trovava sul muro di un edifico non più esistente . Ma l’aspetto più interessante  sarebbe un altro. Stando al racconto del gentilissimo abitante ” la pietra aveva la singolare proprietà di cambiare colore con le condizioni meteorologiche e che anticamente veniva utilizzata persino per conoscere l’ora“. Secondo COLUZZIsi potrebbe ipotizzare che questa pietra, montata insieme ad un opportuno gnomone, avesse funto per qualche tempo anche da meridiana?“.

38 Spirale consumata individuata dal Dream Team il 29 nov 2015

(Foto 46 e 47: la Spirale consunta individuata dal “Dream Team del Mistero” sotto la rupe del castello dei Conti di Ceccano. Nella foto in basso l’elaborazione di marco Di Donato – foto Di Donato).39 Spirale consumata elaborazione di M Di Donato

Un altro motivo spiraliforme molto simile, sebbene particolarmente consunto è stato individuato dal “Dream Team”  su un blocco di pietra in un vicolo ai piedi del Castello. Marco Di Donato ha elaborato l’immagine evidenziando che si tratta proprio di una Spirale.

49 Spirali di palazzo in via Giulio Stirpe

(Foto 48: una delle due spirali del muro di cinta del giardino di Palazzo Meschini, in via Stirpe – foto Pavat)

Altre Spirali sono visibili sull’alto muro di cinta del settecentesco Palazzo Meschini, in via Giulio Stirpe, non lontano da piazza XV luglio..

37 Mascherone apotropaico in via Bella Torre

(Foto 49: il Mascherone apotropaico della “Casa dell’Abate” in via Bella Torre – foto Pellegrini).

Un altro elemento interessante è certamente il mascherone apotropaico (purtroppo rovinato) che funge da chiave di volta della cosiddetta “Casa dell’Abatein via Bella Torre, sempre ai piedi del castello comitale.

41 Palazzo dell'Abate -Mascherone - foto Adinolfi

(Foto 50: il “Dream Team del Mistero” in azione davanti al Mascherone della “Casa dell’Abate” durante al ricognizione del 29 novembre 2015 – foto Pavat)

I Mascheroni apotropaici sono una caratteristica notevole di Ceccano e ancora tutta da studiare. Oltre a quello del vicolo di Porta d’Abbasso e di via Bella Torre, sono da registrate i due inquietanti volti posti ai lati di Palazzo Antonelli, sede del Municipio, che secondo qualcuno rappresenterebbero delle scimmie e quello di Palazzo Gizzi in piazza XV Luglio.

51 Ingresso Palazzo Antonelli

(Foto 51: ingresso dello storico i Palazzo Antonelli, sede del Municipio di Ceccano – foto Pavat)

40 Palazzo Antonelli

41 Mascherone Palazzo Gizzi

(Foto 52 e 53: Uno dei due volti zoomorfi di Palazzo Antonelli e il mascherone di Palazzo Gizzi – foto Pellegrini).

44 Confronti

(Foto 54: un confronto tra il mascherone di Palazzo Gizzi a Ceccano e quello del  monumentale pozzo di Stortorget a Stoccolma – foto Pavat)

Giancarlo PAVAT, citato da Giulio COLUZZI nel suo sito www.angolohermes.com,  “analizzando le posizioni dei mascheroni in relazione alla pianta della città” ha acutamente notato che “sembrano guardare tutti verso il Castello. Fa eccezione soltanto l’esemplare di Via Porta Abbasso, il cui “sguardo” risulta comunque tangente alle mura perimetrali dell’area del maniero. Si tratta soltanto di una coincidenza, oppure l’effetto è stato voluto? Si consideri, comunque, che i manufatti in questione risalgono tutti, più o meno, all’epoca barocca o successiva, quando il castello era già stato adibito a carcere e poteva essere visto, probabilmente, come un potenziale ricettacolo del Male…”.

47 Storatorget - Stockholm 2013

(Foto 55: Giancarlo Pavat davanti al pozzo settecentesco di “Stortorget” a “Gamla Stan”, l’isola più antica di Stoccolma in Svezia – foto Sonia Palombo)

PAVAT ha voluto, inoltre fare alcuni confronti con mascheroni noti o meno che sembrano assomigliare soprattutto a quello di Palazzo Gizzi.
Si tratta di una semplice divertissement In ” ha spiegato il ricercatore triestino ma ciociaro d’adozione “lungi da me proporre eventuali collegamenti: ma almeno l’arco temporale è il medesimo, o quasi, di quelli di Ceccano che comunque, al momento, non sono stati datati con precisione”.

PAVAT ha preso ad esempio due manufatti visti e fotografati durante i suoi viaggi e  le sue ricerche. “Il primo mascherone decora il  monumentale pozzo del 1778 si trova nella “Stortorget”, la piazza più antica e principale di “Gamla Stan”, il nucleo più antico di Stoccolma, la capitale della Svezia” Il secondo mascherone si trova decisamente più vicino a noi “Infatti, decora il “Ninfeo” di Palazzo  Spezza a Patrica (FR), dove nell’estate del 2011 , grazie alla gentilezza della Contessa Spezza ed alla collaborazione del sindaco Denise Caprara e dell’amministrazione da lei guidata, ebbi modo di presentare il mio libro “Nel Segno di Valcento”“.

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(Foto 56 e 57: Il Mascherone del Ninfeo di Palazzo Spezza a Patrica e il confronto con quello di Palazzo Gizzi a Ceccano – foto Pavat).46 Confronti

(Foto 58, in basso: il Mascherone di vicolo di Porta d’Abbasso a Ceccano – foto Adinolfi)

Ceccano - mascherone vicolo d'abbasso a fianco a palazzo Liburdi

Al termine dell’escursione nel centro storico ceccanese, il gruppo del “Dream Team” ha incontrato il sindaco Roberto CALIGIORE e poi tutti sul sito del “Vichingo” megalitico, per ulteriori rilievi.

Ovviamente i ricercatori si sono ripromessi quanto prima di ritornare a Ceccano per ulteriori ricerche in siti, sia nel centro storico che nelle campagne, già individuati ma non ancora studiati in maniera approfondita.

Ma la giornata per il “Dream Team del Mistero” non era ancora finita. Infatti li attendevano ad Amaseno (FR) per la visita al centro storico ed al  Museo Civico e Diocesano, allestito nel Castello: ma questa, come si è soliti dire, è un altra storia che vi racconteremo in una diversa occasione.

LA REDAZIONE.

52 Dream Team in azione

(Foto 59: Il vicesindaco Massimo Ruspandini ed il “Dream Team del Mistero” in azione a Ceccano – foto Pellegrini)

A breve su questo sito il video girato da Marco DI DONATO nel castello di Ceccano in cui Adriano FORGIONE e Giancarlo PAVAT fanno una prima analisi dei simboli ivi rinvenuti. NON PERDETELO!

 

 

 

 

 

 

 

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Un commento:

  1. Archeologia del mistero (2014) Al matematico Odifreddi

    I. Ipotesi sulla non creazione di Eva

    L’Uomo Erectus, nato in Africa un milione di anni fa, fu il vero padre ancestrale dell’Uomo Sapiens. L’Uomo Erectus possedeva una costola mobile, cioè delle reni, in più del Sapiens. Egli usò il fuoco. Anche l’uro, “bos primigenius” dipinto anche a Lascaux, possedeva una costola in più del dio toro, un dio non ancora antropomorfizzato a livello psichico. Il Sapiens, ossia Uomo di Cro-magnon, vero portento nella caccia, però, visse per un po’ a contatto con quello di Neanderthal, un antropofago per lo più europeo, dal carattere sessuale più libero, dicono i paleontologi, e che tingeva di ocra rossa i morti e decorava le salme con fiori in caverne dei Monti Zagros, tra Iraq ed Elam. Io suppongo che Lilith, come demone biblico, in vero fosse un Neanderthalensis e che mal si accoppiava col Sapiens. Quando, poi, in rito sciamanico, e dopo una sonnolenta glaciazione, nella primitiva tribù umana si volle paragonare a forza vitale una rara bellezza di Sapiens Sapiens, cioè Eva, prodotto di una mutazione, si disse che essa nacque da costola di un Uro/Adamo. Ciò parrebbe molto strano, ma io inviterei ad osservare le corna di bovide che sormontano l’uomo raffigurato seduto di fronte a una donna nel cosiddetto Sigillo della Tentazione, ritrovato in Iraq, dove compare sia un albero dai bei frutti che il serpente: fin dagli inizi della storia vi è una simbiosi tra l’uomo e un simbolo di potenza animale. Eva, come nome ebraico, è l’onomatopea del vagito, per questo è detta la Vita. Una domanda: se nella Sacra Bibbia di Eva ce n’era una sola, come mai quell’omicida patentato di nome Caino vi trovò moglie, nell’iranico Paese di Nod? Il nome Caino indica un fabbro e i primi siti dov’era praticata la metallurgia nella storia sono attestati in Iran, proprio dove egli fuggì.

    II. Sul mitico serpente

    Il serpente, collegato a misterico matrismo (non proprio un matriarcato), alla trasmigrazione delle anime, e studiato anche dalla Gimbutas, comparve in certe statuette in terracotta a somiglianza umana, di esseri nudi, a El Obeid, nel quattromilaseicentocinquanta a. C. (confronta data con l’inizio del calendario ebraico!). Il serpente prese ad essere adorato anche in Egitto tra i primi coltivatori di frumento, ed essi ebbero contatti coi primi mesopotamici, osservati certi manici ben lavorati di coltello in pietra. Il periodo di El Obeid accadde prima dei Sumeri, i quali non erano originari della Mesopotamia: insediativisi, canalizzarono la regione e vi fortificarono città-stato. El Obeid è una località presso l’antica Eridu; allora, sorgeva presso il mare, il Nar Marattu, ovvero Il Mare Orientale degli Accàdi. Anche in Oriente vi è un fiume che ci ricorda la lingua mesopotamica di Sargon di Akkad: l’indiano Narmada. Da non soltanto vasi del Belucistan, raffiguranti estinti bovidi, ma anche da tavolette in cuneiforme di antiche città della Babilonia noi sappiamo degli scambi marittimi con quel subcontinente asiatico. Esistevano, infatti, delle bulle in terracotta che contenevano allora gettoni e sigilli di vario genere per gli scambi commerciali e su questi spicca una specie di zebù. Ancora i segni dei sigilli della valle dell’Indo non sono stati decifrati, benché a mio avviso la parola dio sia una ruota e non dissimile dal raggiante “dinghir” sumerico-babilonese. Una domanda: se le statuette ofidie di El Obeid si ricollegano idealmente alla cosiddetta Tentazione, da chi furono scacciati quegli adamiti, dagli angeli o dai Gutei calati dai Monti Zagros? Forse dai topi, come accadde, poi, a suo tempo a esercito assiro? In questo caso, però, benché la Bibbia dica che l’assiro si ritirò dal campo di battaglia a causa di un angelo, non così è scritto in certi documenti in cuneiforme. Il non lontano giardino di Gu.edin.nah, sito tra le città di Umma e Lagash, un tempo era paradisiaco e fu persino proiettato in cielo come costellazione rintracciabile in Pegaso.

    III. Sulla Sfinge di Giza e una dissertazione sull’Esodo

    C’è un particolare nella Tavolozza di Narmer (protodinastia egizia, 3200 a.C., Museo delle antichità de Il Cairo) sfuggito all’esame degli esperti. Su una sua faccia, e lì dove Narmer indossa la corona bianca, ben si nota il falco solare sul corpo, come insabbiato, di un’asiatica sfinge coronata da steli di papiro. Stesso copricapo egizio, persino la barbetta poi perduta dalla Sfinge di Giza. Secondo me, essa era la base scultorea per la Sfinge di Giza e la sua testa venne riscolpita all’epoca di re Chefren, mentre gli arti di leone le furono aggiunti scavando alla sua base, ma la sua fattura è chiaramente più antica e appartenente al Popolo del papiro, quello che la Bibbia chiama Misraim. Ma Misraim non è Misri, l’Egitto predinastico non è il dinastico! Se, peraltro, osserviamo la storia dell’Egitto per come ci viene descritta da reali documenti, possiamo individuare persino il vero faraone dell’Esodo biblico in Amenofi II, figlio del valoroso Thut-mosi III, quello di 17 campagne belliche contro il Popolo di Mitanni per la conquista di Meghiddo, in Palestina. Secondo l’archeologo Gardiner, durante la seconda spedizione il suo dio Amon circondò i nemici con larghi fossati di fiamme e fumo: che ciò siano le famose colonne di fuoco con cui si annunciava il dio israelitico non mi par dubbio, ma da parte di astrofisici e alcuni archeologi molto noti, come il Di Cesare, ciò è riconducibile a un impatto meteoritico che causò la caduta di antiche civiltà, come in Mesopotamia così altrove. Di sicuro un meteorite si trova nella Ka’ba della Mecca. Certo, questioni astrofisiche, come eclissi di luna, registrate dagli antichi spostano datazioni di certi eventi. Stando così le cose, primo: Abramo, come patriarca, aveva avuto una schiava egizia di epoca hyksos, dunque fu vissuto all’epoca di Hammurabi di Babele (non di Babilonia, che è una regione!) e di Ariok di Ellasar, ovvero Rim-Sin, re di Larsa, e di Kedorlaomer, alias Kudur-Lagamar di Elam (chi cerca ne trova uno di Arborio Mella); secondo: Gerico fu, invece, presa e incendiata solo ai tempi di Ekh-en-Aton, e lo fu a causa dei Habiru (come già sosteneva Sigmund Freud in uno dei suoi saggi psicoanalitici su Mosè, e anche un dimenticato Sir Marston), quindi ai tempi di rilassatezza politica, non essendoci ignoto che molto più tardi Ramesse II si recò in Galilea, nel 1272 a. C., mentre più a Nord proprio la città di Gerico era vuota e deserta da molto, molto tempo. E c’è da chiedersi come mai la Bibbia (pare che re Giosìa, poi ucciso in battaglia da faraone, ne abbia trovato una versione nelle profondità segrete del Tempio di Salomone. Chissà se la adottò come testo ufficiale dopo il perverso Acab!) ci descriva cose in altra maniera. Cosa si vuole forse nascondere, che Ramesse II, anni dopo la battaglia di Qadesh, fece un’alleanza di mutua assistenza con gli Ittiti anatolici e che essi si divisero tutti i terrritori e i gruppi umani nelle terre di mezzo? Di certo Mer-en-Ptah, successore al trono di Ramesse II, disperse tribù ribelli nel deserto, e tra di esse vi cita una tribù di nome Israele, non già quel futuro regno. La notizia di ciò fu scolpita sulla stele nera guarda caso già appartenuta a Amenofi II (Amen-hotep). In conclusione, accennando a notizie dell’egittologo Donadoni in cui Israele persino partecipò a campagne belliche in Egitto ai tempi dei Persiani e a quelli di Bagoa, allora governatore di Giudea, in cui in Alto Egitto, a Elefantina, venne costruito tempio dedicato a Geova, e da canale del Nilo si toccavano molti Paesi esotici, se si vuole proprio credere veritiera la parola del biblista, la Legge dei padri fu, però, compilata quando i due scettri non avevano più influenza sulle province costiere: solo dopo Ramesse III, che sconfisse nel delta del Nilo i cosiddetti Popoli del Mare (tra le cui ondate sanguinarie in effetti avvenne l’Esodo), solo allora si potè dichiarare che la regina Nefert-ari, moglie di Ra-messes, si fu infatuata di un certo Mosè, senza incappare nella vendetta dei faraoni contro la calunnia (ma forse di Mosè ne esistettero più di uno e, come scrisse il giornalista americano Lehrner, uno era solo egiziano: egli attraversò le paludi del Mar Rosso e fabbricò serpenti in rame nell’oasi sinaitica di Qetta con fonderie, appunto, egiziane). Una certa bestia ha diecimila occhi e orecchi dappertutto e riferisce tutto al visir.

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