“Il Serpente del Goleto” di Marco Di Donato

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(nella foto il “Great Serpent Mound – Usa)

Il serpente, animale che per le sue caratteristiche è da sempre stato associato a creature mitologiche e, in qualche maniera, al simbolo del bene o del male, o per meglio dire a Dei o demoni. Ma cosa sappiamo noi di quest’animale e della sua simbologia?

Nella storia dell’uomo numerose sono state le civiltà che hanno utilizzato il serpente quale metafora di conoscenza suprema: il popolo Sumero, ad esempio, adorava Enki signore del regno terrestre, rappresentato come un essere metà uomo e metà serpente. Enki, custode dei poteri divini, è un serpente con una doppia ellisse molto simile al Bastone di Asclepio utilizzato quale simbolo della medicina. Quella sumera fu la prima civiltà “sedentarizzata” ossia ad essersi stabilita in un luogo specifico senza più muoversi continuamente; infatti il significato della parola “sumer” è proprio “luogo dei signori civilizzati”.

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Nell’antico Egitto, il dio “Ra” detto anche “Amon-Ra” era il Dio del Sole, molto adorato dagli egizi per la sua grande importanza, veniva rappresentato con un serpente avvolto attorno al capo il quale assumeva la forma di aureola e simbolo del sole. Per molti secoli fu la più importante divinità egizia tanto che, a partire dalla IV dinastia, i faraoni presero il nome di “figlio di Ra”.

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(nella foto il “Serpente dell’Abbazia del Goleto”)

Nell’antica Grecia, il primo re mitologico di Atene, fu “Cecrope”, per metà uomo e metà serpente, mentre nella tradizione orientale era lo Yin e Yang, formato da due serpenti attorcigliati tra di loro a forma di spirale. Nelle civiltà precolombiane, invece, il serpente raffigurava il loro dio più importante: “Quetzalcoatl” per gli Aztechi, “Kukulkán” per i Maya e così via, ma per tutti era il dio “serpente piumato”. Animale e spirito guida di queste grandi popolazioni, a lui sono dedicate importanti piramidi tuttora visibili e visitabili a memoria di questa cultura.

Infine, anche i Celti, utilizzavano il simbolo del serpente quale sinonimo di conoscenza nascosta, nonché di astuzia e trasformazione: il suo mutar pelle ogni anno era rappresentazione del rinnovamento e della rinascita.

Ma allora perché solo nella cultura cristiana il serpente è il simbolo del male o della tentazione? Numerose sono le motivazioni che bisogna considerare. innanzitutto la Bibbia è un libro pieno di metafore scritte con l’intento di far capire, in modo semplice, la grandezza di Dio e delle sue opere. Di fatto, però, non è il diavolo che ha preso le sembianza del serpente, ma è stato l’uomo biblico ad attribuirgli questo animale, proprio per il significato che ha sempre rappresentato. Infatti, il serpente offre ad Eva il frutto proibito per indurla alla conoscenza suprema, quella riservata solo a Dio. Anche in questo caso le interpretazioni, per quanto possa sembrare strano, sono tutte diverse e contrastanti: secondo alcuni, Adamo ed Eva intravidero in questa proposta una scorciatoia verso l’immortalità, secondo altri , invece, la possibilità di stabilire autonomamente quale fosse il bene ed il male. Altri ancora altri segni riferibili al rapporto tra l’uomo e Dio. Fatto sta che nell’immaginario collettivo cristiano il serpente è stato collegato al simbolo del male e della tentazione.

Se così è, perché in alcuni edifici cristiani è presente questa simbologia?

Se leggiamo attentamente il Nuovo Testamento, vediamo che Gesù Cristo non prende il serpente ad esempio del male ma, anzi, nel Vangelo di Matteo riferisce ai suoi discepoli di essere astuti (o prudenti) come serpenti e puri (o semplici) come colombe. Un invito, quindi, ad imitare le caratteristiche di questo animale che, se fosse sinonimo del male, non sarebbe mai stato preso in considerazione da Gesù Cristo. Non a caso, nell’antico aramaico (la lingua utilizzata da Gesù), la parola “serpente” veniva detta “nahash” e chi proveniva da Nazareth veniva detto “Nahashira”: Gesù, infatti, era chiamato “Jeshua nahashira” oggi inteso come Gesù “il nazareno” ma forse anche collegato alla sua “Conoscenza Suprema”.

Ecco quindi che la presenza di un serpente all’interno di un luogo di culto non dovrebbe spaventarci più di tanto in quanto non sarebbe azzardato dire che la sua metafora potrebbe proprio essere accostata proprio alla figura di Gesù Cristo. Se poi abbiniamo anche un’altra rara simbologia, ossia quella dell’uovo, ecco ci troviamo dinnanzi ad un archetipo metaforico di raro pregio. L’uovo, infatti, rappresenta il simbolo della rinascita a nuova vita. Non a caso, nel periodo di Pasqua viene donato l’uovo proprio per il significato metaforico che da sempre ha rappresentato. Addirittura, fino ad alcuni secoli fa, il giorno di Pasqua veniva portato un uovo in Chiesa proprio per farlo benedire.

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Presso l’abbazia del Goleto sita a Sant’Angelo dei Lombardi (Av) vi è un corrimano a forma di serpente che termina con un uovo in bocca. Questa scalinata conduce alla Cappella di San Luca, costruita nel 1255 al cui interno ed esterno vi sono numerose simbologie alcune delle quali rare ed enigmatiche e riconducibili ad una presenza templare in loco. La Cappella di San Luca è formata da dodici colonne ed è dedicata al Santo Evangelista del quale, si dice, ospitò una sua santa reliquia. Le dodici colonne, di fatto, rappresentano i dodici apostoli ed il corrimano in serpente potrebbe rappresentare proprio la figura di Gesù Cristo.

A dire il vero, secondo i monaci del Goleto il serpente avrebbe in bocca un pomo e non un uovo, inteso come frutto del peccato. Tale simbologia sarebbe infatti legata ad una sorta di consegna del frutto proibito al pellegrino, come segno di purificazione per l’ascensione alla Cappella di San Luca. Questa interpretazione, però, è data più che altro per soddisfare il desiderio di conoscenza del pellegrino in quanto nella simbologia medievale ciò non ha alcun significato. Questa spiegazione è sicuramente più rapida ed efficace.

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Sempre al riguardo del serpente con l’uovo in bocca vi è nell’Ohio, in USA, uno dei più importanti tumuli a forma complessa del mondo denominato Serpent Mound: si tratta di sepolture all’interno delle quali sono stati trovati oggetti che normalmente accompagnano i defunti durante l’ultimo viaggio, ossia gioielli, armi, ceramiche ecc… La particolarità sta nel fatto che questa sinuosa montagnola lunga circa 400 metri ha la forma di un serpente con un uovo in bocca. L’accostamento a questi due simboli, così come abbiamo visto, non è casuale infatti nella storia dell’uomo molteplici sono le metafore che hanno quale elemento il serpente (simbolo di saggezza) e l’uovo (simbolo di rinascita), ma il loro accostamento indica che ci troviamo in luoghi a grande spiritualità.

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L’abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi (Av) è un luogo ricco di fascino e mistero, ove ogni pietra trasuda storia ed emozioni. Ogni passo al suo interno ci conduce indietro nel tempo, in un passato che continua ad affascinare ed a suscitare profondo interesse. La sensazione di pace e serenità che li si vive sono la giusta contrapposizione alla bellezza e sinuosità dei suoi profondi misteri.

Marco Di Donato
marco-didonato@alice.it

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