RISOLTO L’ENIGMA DELLA SCOMPARSA DEL FISICO ETTORE MAJORANA!

IL PUNTO SUL MISTERO ha il piacere e l’onore di presentare, grazie alla gentile autorizzazione dell’autore, il giornalista Rino Di Stefano, lo straordinario articolo che conclude lunghe ricerche da lui portate avanti nel corso del tempo su uno degli enigmi più intriganti ed inquietanti del nostro Tempo. Su questa tematica, Rino Di Stefano ci aveva già regalato, in anteprima assoluta, lo scorso 10 dicembre, durante il PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO (che il nostro sito web ed il nostro Mistery Team ha contribuito ad organizzare), alcune stupefacenti anticipazioni. Ora il quadro è finalmente completo.

Per tutto ciò ringraziamo il dottor Di Stefano. Ma per evidenziare (se mai ce ne fosse stato bisogno) l’importanza di quanto da lui fatto, abbiamo chiesto al nostro Giancarlo Pavat (che conosce Di Stefano a cagione di comuni ricerche)  di scrivere una sorta di prefazione all’articolo e a quanto ne emerge.

DSC_0059 - Di Stefano mostra la foto di Majorana vivo negli anni '90

(Immagine sopra; Rino Di Stefano, intervistato da Dino Coppola, presenta in anteprima mondiale al PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO, le foto di Ettore Majorana scattate decenni dopo la sia presunta scomparsa nel ’38 – foto Tommaso Pellegrini)

UN ENIGMA LUNGO 70 ANNI.

di Giancarlo Pavat

Non capita di certo tutti i giorni poter assistere alla soluzione di un mistero. E non di un Mistero qualunque ma di quelli con l’iniziale maiuscola. Di quelli che hanno tolto il sonno non soltanto a ricercatori, giornalisti ed appassionati ma a scienziati di fama planetaria, capi di Governo e di Stato, polizie e magistrati inquirenti di mezzo mondo. Un mistero che ha visto l’intervento persino di Pontefici e gerarchie ecclesiastiche e che ha scatenato sedicenti veggenti, sensitivi e santoni. Un Mistero che ha fatto scorrere i proverbiali fiumi d’inchiostro. A cui sono state dedicate opere letterarie, pubblicazioni di dubbio gusto, fumetti, documentari, scoop presunti e bufale clamorose. Un Mistero che per svelarlo si sono scomodate entità extraterrestri o infradimensionali, abitatori della Terra Cava, scienziati pazzi nazisti, e quant’altro l’umana fantasia sia stata in grado di escogitare.

Un Mistero che sin dall’inizio ha intrigato e turbato forse proprio perché costringeva tutti, dallo scienziato al classico uomo della strada a fare i conti con i grandi quesiti etici che della propria coscienza. Fin dove è lecito che l’Uomo si spinga nella spasmodica ricerca di far progredire la Scienza? E qual e Scienza? La Scienza può essere buona o cattiva? Oppure è sempre e solo l’Uomo a renderla tale, a varcare o meno l’immaginario Rubicone che separa Marie Curie dagli aguzzini in camice bianco dei lager nazisti?

Già, perché il Mistero di cui ci stiamo occupando, è stato ed è tutto questo e pure tanto altro. Un Mistero a cui, con tutta probabilità  (l’unico dubbio può sorgere sull’età, apparentemente troppo giovane, dell’Uomo ritratto nelle clamorose  fotografie) il giornalista Rino Di Stefano, uso il condizionale solo per scrupolo deontologico, ha tolto il velo dell’arcano)

Si tratta dell’enigmatica scomparsa del giovane Genio della Fisica italiana degli anni ’30, Ettore Majorana.

Il termine “Genio” per il brillante scienziato catanese (era nato nella città alle falde del’Etna il 5 agosto 1906) non sembri un iperbole. Dopotutto fu lo stesso Premio Nobel per la Fisica Enrico Fermi a definirlo in questo modo.

Al mondo ci sono varie categorie di scienziati: gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro meglio ma non vanno molto lontano. C’è gente di primo rango, che arriva a scoperte di grand importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore era uno di quelli”.

Talmente geniale e promettente era Majorana, che la sua misteriosa scomparsa sconvolse non solo la propria nota ed importante Famiglia e la comunità scientifica ed accademica dell’Epoca ma pure il Governo italiano. Tanto che persino Mussolini diede precise disposizioni affinché si facesse luce sull’Enigma. “Voglio che si trovi”, scrisse il Duce, convintosi che Ettore Majorana fosse stato rapito da qualche potenza straniera. Fu interpellato persino il Romano pontefice ma (per quanto se ne sa) senza alcun esito

Non è questa la sede per ripercorrere l’umana vicenda di Ettore Majorana, le sue avveniristiche ricerche nel campo della Fisica, e la storia delle ricerche per svelare il suo Mistero. Basti ricordare che ufficialmente scomparve tra il 27 e il 28 marzo del 1938 mentre si trovava a bordo del traghetto che da Palermo lo stava riportando a Napoli. Il comportamento tenuto dallo scienziato nei giorni precedenti ed alcune lettere inviate a colleghi dell’Università di Napoli ed ai famigliari indussero ad ipotizzare un forte esaurimento nervoso e quindi rendere plausibile l’ipotesi del suicidio. Ma Majorana salì davvero sul traghetto quel giorno di quasi settant’anni fa? E che cosa accadde davvero? Ora, grazie alle lunghe ricerca di Rino Di Stefano possiamo dare atto che si sono raggiunte alcune certezze. Incredibili, entusiasmanti, anche inquietanti. Ma indiscutibili come possono essere analisi scientifiche e perizie forensi.

Non voglio anticipare nulla. E’ giusto apprenderlo dalle righe dello stesso Di Stefano. Che voglio ringraziare, anche personalmente, per aver permesso di pubblicare integralmente il proprio lavoro su questo sito. Ma desidero comunque, sottolineare alcuni aspetti della ricerca di Di Stefano sul “Caso Majorana”. Aspetti che mostrano come si possa fare ricerca seria anche nel campo del Mistero “tout court”. Senza deragliare nel sensazionalismo o, peggio, propinare a coloro che ci leggono (e che non possiedono un adeguato background per discernere il vero dal falso, o dal verosimile) vergognose bufale.

Ho conosciuto Rino Di Stefano qualche anno fa quando uscì il libro “Il Raggio della Morte” che ho scritto assieme a Gerardo Severino. Il giornalista genovese era rimasto colpito dalla vicenda da noi riportata alla luce in quanto aveva molti punti di contatto con una ricerca che stava portando avanti. Proprio quella ricerca che, come ha spiegato lo scorso dicembre sul palco del PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO, l’ha portato alla sorprendente soluzione dell’Enigma di Majorana. In realtà conoscevo Di Stefano da prima che entrassimo in contatto in merito al libro “Il Raggio della Morte”. Non personalmente, ovviamente, ma tramite i suoi libri. Infatti, avevo letto il suo lavoro (che ha visto diverse edizioni aggiornate) su quello che, forse, è il più celebre “caso” di ufologia del nostro Paese. Il cosiddetto “Caso Zanfretta”. La mia posizione nei confronti dell’Ufologia è nota e non ha senso rimarcarla. In due parole, sono molto scettico. Ma ho sempre apprezzato l’approccio tenuto da Di Stefano in merito a questa vicenda di oltre 30 anni fa, che all’epoca sconvolse l’Italia. Ebbene , senza scendere nei particolari, gioverà sottolineare che Di Stefano si è sempre basato su atti ufficiali; verbali della Polizia e dei Carabinieri, dispositivi della Magistratura genovese ecc. Un approccio, insomma, basato sulla rigorosa verifica delle fonti e dei documenti. Modus operandi che Gerardo Severino ed io abbiamo seguito nel nostro libro “Il Raggio della Morte” che pure, vista la tematica, poteva facilmente indurre in voli pindarici e straordinarie e rumorose “sparate” giornalistiche, di scuro effetto mediatico ma decisamente poco serie e rigorose.

Modus operandi che Di Stefano, rimanendo fedele a se stesso ed alla propria elevatissima professionalità ed etica deontologica, ha applicato (e gli dobbiamo la nostra riconoscenza anche per questo) pure alla ricerca (o indagine, che dir si voglia) sul “Caso Majorana” che è giunta ora ad una clamorosa conclusione.

Ebbene, come Di Stefano ha anticipato proprio sul palco del PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO (dove tra l’altro, ci ha fatto il grandissimo onore ed omaggio, di presentare in anteprima mondiale alcune fotografie di Majorana vivo decine e decine di anni dopo la sua scomparsa “ufficiale”), il geniale scienziato italiano non si suicidò buttandosi nella acque del Tirreno, non fuggì in Sud America, non venne rapito da un disco volante mentre si trovava al bordo della nave che doveva riportarlo a Napoli (sì, è stato scritto anche questo,  ed evito, per carità di Patria, di citare libro ed autore!!!) ma, molto più semplicemente, compì una scelta. Una scelta ponderata, profonda, che ancora oggi ci invita a fare i conti con temi etici e spirituali. E ci restituisce una figura grandissima, non solo come Genio della Fisica ma come Uomo con la U maiuscola. Un gigante che sovrasta i suoi colleghi, molti dei quali, veri e propri “apprendisti stregoni”, non ebbero remore a vendersi e vendere le proprie ricerche e scoperte (magari trovando assolutorie motivazioni di carattere eccezionale), portando l’Uomo per la prima volta nella sua Storia (almeno in quella conosciuta) nelle condizioni di potersi autodistruggere.

Majorana non fu così. Lui operò solo e soltanto per il bene dell’Umanità, preoccupandosi sempre che dell’uso che un giorno si sarebbe potuto fare della sue straordinarie scoperte ed invenzioni.

Un ultima cosa. Leggendo la ricerca di Rino Di Stefano non può non farsi prepotentemente avanti la convinzione che noi tutti dobbiamo a Majorana molto di più di quanto si possa immaginare.

(Giancarlo Pavat)

DSC_0052 - Dino Coppola e Rino Di Stefano

(Immagine sopra; Rino Di Stefano, intervistato da Dino Coppola, al PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO – foto Tommaso Pellegrini)

MAJORANA ANZIANO IN CONVENTO: ECCO LE FOTO DELLE NUOVE PROVE

Una perizia calligrafica e una antropometrica confermano che la scrittura e i tratti somatici dell’uomo delle immagini sono gli stessi dello scienziato scomparso nel ‘38

di Rino Di Stefano

 

C’è una svolta nel caso Majorana. Nuove prove, emerse proprio negli ultimi giorni dell’anno scorso, confermano che lo scienziato, scomparso nel nulla il 27 marzo del 1938, in effetti si sarebbe davvero rifugiato in un convento del Sud Italia, dove avrebbe poi concluso i suoi giorni ormai centenario. Il condizionale, usato per scrupolo di cronaca, potrebbe anche essere evitato, visto che le prove di cui parliamo sono state sottoposte a perizie legali che ne hanno accertato l’autenticità, al di là di ogni ragionevole dubbio.

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Si tratta di sei fotografie, quattro in bianco e nero e due a colori (immagine in alto) scattate il 5 agosto, giorno del compleanno di Ettore Majorana nato nel 1906, negli anni 1976, 1986 e 1996.

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Nelle prime quattro immagini si vede un uomo ormai maturo, in gilè o in maniche di camicia, che guarda con serietà l’obiettivo della macchina che lo sta riprendendo. Dà l’impressione che voglia dire, quasi con una certa ironia: “Eccomi qua, sono ancora vivo”. E in ogni foto è scritta la data sul retro. Nell’ultima, invece, c’è anche una dedica. L’intestazione riporta il luogo e la data: Italia, 5 agosto 1996. Quello di scrivere “Italia” per indicare la località in cui è stata fatta la foto, è un mezzo che viene usato abitualmente dall’estensore della scritta, per proteggere l’identità del posto in cui è stato ospitato. Lo si ritrova anche nelle lettere, anch’esse periziate e attribuite “sicuramente alla mano del signor Majorana Ettore”, ritrovate nel 2015. Il resto della dedica recita:

Al mio antico allievo, in attesa della quarta fase, affettuosamente Ettore”. Nella foto, infatti, accanto ad un anziano Majorana in giacca e cravatta, che comunque dimostra inspiegabilmente molto meno dei 90 anni che la data gli attribuisce, si trova un altro uomo, anche lui vestito in modo distinto: Rolando Pelizza. E’ lui l’allievo di cui parla la dedica. E cioè l’uomo, oggi sulla soglia dei 79 anni, che da decenni sostiene di portare avanti l’insegnamento che ha ricevuto dal suo “maestro”. Ed è stato sempre lui che, al fine di rendere nota la sua verità, ha affidato queste foto all’esame di periti professionisti per accertarne l’autenticità. Infatti, due sono gli elementi da verificare per provare che le foto siano autentiche: il primo è l’aspetto grafologico, cioè stabilire che la mano che ha scritto quelle parole sia davvero quella di Ettore Majorana; il secondo deve attestare che quelle immagini corrispondano, senza ombra di dubbio, alla persona dello scienziato scomparso. Le foto sono state quindi consegnate alla dottoressa Chantal Sala, grafologa specializzata in ambito peritale giudiziario, di Pavia, e all’ingegner Michele Vitiello, titolare dello Studio Ingegneria Informatica Forense di Brescia, esperto di fama internazionale nella tecnica fotografica di comparazione dei volti“.

Sia la dottoressa Sala che l’ingegner Vitiello, per effettuare i loro esami, hanno ricevuto scritti e fotografie in originale di Majorana, da parte del professor Erasmo Recami, ordinario di Fisica nucleare presso l’Università di Bergamo e biografo ufficiale dello scienziato scomparso.

 

La perizia grafologica della dottoressa Sala è stata consegnata a Pelizza il 9 dicembre del 2016. Consiste di 28 pagine di analisi e di verifiche comparate, per analizzare le 15 parole della dedica, articolate in 7 righe. Come scrive lei stessa, ha ricevuto il mandato in data 14 novembre 2016  e, nello svolgere il suo lavoro, ha notato che “La scrittura di Majorana ha mantenuto caratteristiche quasi identiche anche a distanza di 60 anni. Ma la scrittura ha avuto un netto peggioramento”.

Passando nel dettaglio, “la scrittura si è ingrandita molto (segno che probabilmente la vista del Majorana era peggiorata); il movimento è decisamente rallentato, lo denotano le mancanze di filiformità e i gesti sfuggenti che sono presenti invece nelle comparative; la vita del Majorana passata in ritiro immerso nello studio non ha permesso alla scrittura di evolvere, come ci si aspetterebbe, ed ha mantenuto costanti gli insegnamenti imposti all’epoca della scomparsa (come ad esempio la rigidità di impostazione, la forma calligrafica); perdita del tono del tratto; angolosità accentuate; continuità lacerata da tantissimi stacchi, saldature e riprese; sono presenti molti segni di ‘vecchiaia’ nella scrittura: torsioni, esitazioni, tremori”. Insomma, la dedica dietro la foto è stata scritta davvero dalla mano di un uomo molto avanti nell’età. Sintetizzando poi tutto lo studio effettuato, la dottoressa Sala giunge infine alla conclusione che la dedica “datata 5 agosto 1996, sul retro di una fotografia firmata ‘Ettore’, è sicuramente stata vergata dalla mano del signor Majorana Ettore”.

Dunque, sarebbe stato proprio lui l’autore di quella dedica. Restava da stabilire se la persona ritratta nelle foto fosse davvero la stessa di cui conserviamo le immagini giovanili. Premesso che l’ingegner Vitiello è perito del giudice e consulente della Procura della Repubblica (ha collaborato in più occasioni con i carabinieri del RIS di Parma), l’impegno che ha messo nell’elaborare la sua relazione tecnica fotografica è stato oggettivamente consistente.

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Ho preso a cuore questo incarico quando mi sono reso conto dell’importanza che aveva. – afferma – Ho quindi analizzato punto per punto tutti gli aspetti delle foto, giungendo ad una conclusione di cui sono fermamente convinto”. Nel suo studio, Vitiello ha chiamato Reperto A le immagini originali fornite dal professor Recami; Reperto B quelle che gli sono state consegnate da Pelizza. Per quanto riguarda il riconoscimento dei volti, l’ingegner Vitiello spiega che “il confronto del volto di due soggetti, al fine di asserirne l’eventuale identità, si basa sulla definizione di parametri discriminatori che possono essere sia fisionomici sia metrici. I primi sono di tipo qualitativo e si basano su codifiche per rendere meno soggettiva l’interpretazione, i secondi invece sono quantitativi e generano quindi valori numerici: entrambi vengono studiati dalle scienze antropometriche”.

Senza addentrarsi troppo nel dettaglio scientifico, il perito studia la radice del naso; il punto situato al di sopra della radice del naso, dove la cute è in genere priva di peluria; il punto più sporgente della punta del naso; il margine inferiore del ramo della mandibola; la sporgenza inferiore del mento; il punto più alto del cranio; il punto più sporgente dello zigomo e tante altre cose ancora. Ad esempio, si studiano gli indici: cefalico orizzontale, facciale, nasale, auricolare e gli angoli facciali. A questo proposito una struttura anatomica di notevole valore discriminatorio è il padiglione auricolare, cioè l’orecchio. Infatti si parla di impronta auricolare, che comprende ben 16 punti da analizzare. In tutto, sono stati analizzati 672 punti. Decisiva anche la genuinità delle foto fornite da Pelizza. L’ingegner Vitiello afferma infatti che non sono emersi segni di manipolazione o contraffazione, strategie di fotomontaggio o copia e incolla. Ebbene, in tutti i test effettuati è venuto fuori che “i volti del soggetto noto contenuti nel Reperto A e i volti del soggetto non noto contenuti nel Reperto B siano attribuibili allo stesso soggetto, identificabili nella persona del signor Ettore Majorana”. Le conclusioni occupano le ultime tre pagine della perizia e il testo si conclude con le seguenti parole:

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Pertanto, a mio giudizio è possibile stabilire che i volti presenti nei reperti fotografici analizzati possono essere ricondotti inequivocabilmente, per un significativo superamento dei valori di soglia di coincidenza, tutti allo stesso soggetto ed in questo caso al soggetto noto riconosciuto nella persona del signor Ettore Majorana”. La perizia è stata consegnata il 16 dicembre 2016.

A questo punto, considerando che stiamo parlando di perizie che potrebbero essere utilizzate in qualsiasi procedimento giudiziario, si può affermare con ragionevole certezza che nel 1938 Ettore Majorana si sia volutamente nascosto in un convento di clausura del Sud Italia, che abbia conosciuto Rolando Pelizza e che a lui abbia consegnato i documenti che stanno venendo fuori in questi ultimi anni.

C’è ancora un elemento da chiarire. Nella dedica sulla foto, si parla di una misteriosa “quarta fase”. Di che cosa si tratta? Secondo la testimonianza di Pelizza, Majorana gli avrebbe insegnato a costruire una misteriosa macchina in grado di effettuare operazioni molto particolari. Nella lettera attribuita a Majorana, datata Italia 26-2-1964 (periziata come autentica dalla dottoressa Sala il 28 gennaio 2015) e inviata a Rolando Pelizza, si legge:

“Come ben sai, la macchina ti permetterà di realizzare le prime quattro fasi:

1 fase: annichilimento controllato della materia

2 fase: rallentamento dello spin della materia per far sì che si surriscaldi

3 fase: trasmutazione della materia4 fase: traslazione della materia”.

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Pelizza non vuole fornire ulteriori dettagli a questo riguardo, per cui non resta che la spiegazione letterale del termine “traslazione”, cioè trasferire da un luogo ad un altro. Tuttavia, egli continua a sostenere che, prima di concludere la sua avventura terrena, vorrebbe cedere gratuitamente la sua macchina (segreti compresi) allo Stato, affinché ne faccia buon uso per fini civili e pacifici. “L’ho promesso al mio maestro e vorrei poterlo fare, se solo me lo consentissero”, afferma.

Per quanto concerne la fine di Majorana, egli sostiene che il suo ultimo contatto con il grande scienziato risale al 2006, quando l’illustre ospite del convento sarebbe stato alla soglia dei cent’anni. Presume, quindi, che sia morto in quel periodo. Non vuole dire, invece, il nome di quel convento.

Secondo la vox populi, si tratterebbe comunque dell’Eremo di Serra San Bruno, sulla Sila calabrese. Per due volte, in anni recenti, è stato visitato da due Papi: Giovanni Paolo II nel 1984 e Benedetto XVI nel 2011. Il primo ebbe l’ardire di affermare, durante il suo discorso, che quel posto aveva avuto l’onore di ospitare il genio di Ettore Majorana, ma i frati lo smentirono subito. Così come continuano ancora oggi a smentire la presenza di Majorana tra le loro mura.

Resta, però, un’ultima domanda: perché queste foto sono saltate fuori solo adesso? “Secondo le disposizioni che avevo ricevuto, potevo rendere nota questa verità soltanto dieci anni dopo la sua morte. – risponde – E ormai il 2016 è passato. Credo di aver rispettato la promessa fatta”.

(RinoDiStefano.com, Lunedì 23 Gennaio 2017)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

AVVERTENZA SUL COPYRIGHT: Le foto e le lettere originali di Ettore Majorana sono Copyright © di Erasmo Recami e Maria Majorana. Le nuove foto e lettere sono Copyright © di Rolando Pelizza. E’ ASSOLUTAMENTE VIETATO riprodurre sotto una qualsiasi forma (digitale, cartacea, televisiva o radio) le immagini e i documenti qui pubblicati senza un’autorizzazione scritta da parte degli autori.

NOTA DELLA REDAZIONE;

Su

http://www.rinodistefano.com/it/articoli/majorana-prove-2.php;

è possibile consultare i seguenti:

LA PERIZIA DELLA DOTT.SSA CHANTAL SALA, GRAFOLOGA SPECIALIZZATA IN AMBITO PERITALE/GIUDIZIARIO, SULLA DEDICA SCRITTA SUL RETRO DELLA FOTO DATATA 5 AGOSTO 1996 [PDF – 2,85 MB]

LA PERIZIA FOTOGRAFICA ANTROPOMETRICA FATTA DAL DOTT. ING. MICHELE VITIELLO, DELLO STUDIO INGEGNERIA INFORMATICA FORENSE, SULLE NUOVE FOTO CONSEGNATE DA ROLANDO PELIZZA [PDF – 8,42 MB]

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IL PARERE DEL GERONTOLOGO

L’aspetto più stupefacente della foto del 5 agosto 1996 è l’età apparente del presunto Majorana. Nulla fa pensare che ci troviamo di fronte ad un novantenne. Accanto all’uomo, sulla destra, Rolando Pelizza, con i suoi 58 anni, sembra molto più anziano di lui. E’ dunque possibile che l’individuo rappresentato in questa immagine abbia realmente novant’anni? C’è una spiegazione possibile a questo strano fenomeno?

Scientificamente parlando, è impossibile dirlo – spiega il dottor Claudio Castoldi, specialista in gerontologia e geriatria, di Milano – E’ un fatto che ci siano persone in cui l’età biologica non coincide con l’età del fenotipo. Cioè di come uno appare. Questi casi si riscontrano clinicamente, non c’è una regola precisa. C’è poi da considerare l’aspetto fotografico, ingannevole per definizione. In una fotografia non si nota tutta una serie di aspetti che può vedere solo il medico. E intendo dire la valutazione funzionale di alcuni fattori neurologici che nel tempo indicano una fisiopatologia, cioè una via di mezzo tra le situazioni fisiologiche e quelle patologiche. Ci sono alcune persone che non rientrano in queste fisiopatologie. Cioè alcuni individui che sono fisiologicamente perfetti. Intendo dire che in una fotografia non si vede se uno trema. Certamente, una persona novantenne che ne dimostri sessanta mi sembra uno iato molto rilevante. Comunque sappiamo tutti, con il normale buon senso, che alcune persone dimostrano veramente anni di meno. Trent’anni mi sembrano un po’ tanti, ma forse le differenze si vedono più di persona che non in una foto”.

  

NOTA DELL’AUTORE

Questo è un articolo che non potrebbe essere pubblicato su un qualunque quotidiano, in quanto, usando un termine giornalistico, sarebbe considerato “troppo controverso”. Controverso nei contenuti e controverso anche nelle foto, che mostrano un presunto Majorana notevolmente più giovane dell’età anagrafica che viene denunciata dalla data delle stesse foto. Questa, però, è la realtà dei fatti. Cioè una verità che non può essere nascosta o artefatta dietro artifizi di alcun genere. Il lettore potrà trovare anche i testi originali delle perizie effettuate: la prima, grafologica, sulla dedica della foto del 1996; la seconda è antropometrica sulla stessa immagine. Ed entrambe sono opera di periti specializzati in ambito forense. Il risultato al quale le perizie giungono è univoco: la persona che ha scritto quella dedica ed è ritratta nella foto è Ettore Majorana. Basterà questo a chiarire la situazione? Temo di no. Ci sarà sempre colui che non ci crederà, o non ci vorrà credere. Il mondo gira sempre in questo senso. Da parte mia, ho la coscienza a posto di chi ha reso pubblica una realtà controversa, quanto può esserlo la verità stessa. In questi casi, si può soltanto prenderne atto. Crederci o non crederci, diventa un inutile esercizio mentale che favorirà, all’infinito, una lunga ed estenuante polemica.

(Rino Di Stefano). 

 

 

 

 

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5 commenti:

  1. Ovviamente, le due perizie non sono visionabili. In ogni caso quel giovane spagnolo o sud americano NON è Majorana, il naso è diverso e gli occhi sono più grandi. Pelizza ha trovato un buon sosia ma resta da capire perché, cosa ci guadagnava a organizzare tale messinscena…

  2. Faccio una considerazione: se qualcuno avesse voluto pubblicare qualcosa di falso , avrebbe fatto un modo di far apparire il presunto Majorana con l’aspetto che più si addice all’età anagrafica per rendere la cosa più verosimile-

  3. Beh direi che le “foto” del Majorana fatte dal Pelizza mal si addicono al Majorana alias Carlo Bini ritratto accanto al Fasani a Caracas: due persone assai diverse, e di età diversa indubbiamente.
    Difatti l’Ettore Majorana delle foto del Pelizza non sembra essere minimamente invecchiato dopo i 40 anni, non ha rughe nè incanutimento, nè curvature di postura: un fenomeno alieno se fosse rimasto così fino ai 90 anni!
    Ma si vede proprio che uno dei due non è verosimile al vero Majorana, assolutamente no… era meglio la foto che lo ritrae accanto ad Eichmann sulla nave diretta in Argentina.

    • Trovo plausibile la tesi del saggista. Non mi stupisce la discordanza tra l’età e la foto. Lo scienziato si occupava di antimateria, che è passo obbligato nell’alchimia. La macchina di cui parla è il suo corpo. Adesso ricordo di aver incontrato a Catania una persona somigliante a quella della foto negli anni novanta.

    • La giovane eta’ che mostra nella foto puo’ essere dovuta a esperimenti che Majorana ha compiuto sulla sua persona il che convalida che le sue ricerche hanno preso una via importante con risultati chiaramente apprezzabili .Si parla della possibilita’ di un rallentamento dei processi di invecchiamento ,si parla addirittura della possibilita’ di un ringiovanimento nelle sue ricerche a quanto mi e’ parso di capire,la giovane eta’ mostrata in questa foto puo’ essere un risultato ,chiaramente se la foto e’ sua ,ma francamente avrei qualche dubbio

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