IL MISTERO DEL “SANTO CALIZ” DI VALENCIA di Orazio Vignola

Questo che vi accingete a leggere non vuole essere un articolo erudito né tanto meno un saggio sul “Santo Caliz” di Valencia ma più semplicemente una sorta di nota di viaggio per condividere sensazioni ed emozioni relative alla visita allo straordinario oggetto in argomento.

Nel mese di giugno di quest’anno, insieme alla mia compagna Daniela, ho avuto modo di visitare la città di Valencia in Spagna.

Un posto bellissimo, una città con un brillante panorama culturale. Nonostante l’architettura sia contemporanea, non mancano meravigliosi edifici in stile modernista e inoltre presenta una città vecchia molto caratteristica.

Nel cuore della città vecchia si trova la Cattedrale che con la sua porta barocca si affaccia sulla splendida Piazza De la Reina.

                                                                     

Cattedrale  di Valencia – Foto di O. Vignola

L’edificio non è imponente infatti, quando ci siamo trovati davanti ad essa, pensavamo di avere di fronte una delle bellissime chiese che la città custodisce, invece appena giunti al suo interno, voltandoci verso destra abbiamo notato un cartello poggiato su un cavalletto in legno, su di esso c’era scritto “Capilla del Santo Cáliz”.

                                                                 Cappella con il Santo Caliz – Foto di O.Vignola

 

Grande è stata la sorpresa. Abbiamo percorso un breve corridoio e siamo arrivati in una stanza a pianta quadra sormontata da un’alta volta a crociera eretta nel XIV secolo come canonica. In essa sulla parete frontale, rinchiuso in una magnifica teca tardo gotica è custodito il Santo Calice, quello che secondo la tradizione fu usato da Gesù la sera del Giovedì Santo per l’istituzione dell’Eucarestia.

                                                                 Orazio Vignola davanti al Santo Caliz di Valencia

 

                                                                      Il Santo Caliz di Valencia – foto O. Vignola

 

Molti libri sono stati scritti e molte leggende avvolgono l’affascinante mistero del Graal, è possibile che l’originale si trovi proprio a Valencia?

Va sottolineato che la reliquia è soltanto la parte superiore dell’oggetto, che consiste in una tazza di agata finemente lucidata, che mostra venature di colori caldi quando rifrange la luce. È una preziosa “coppa alessandrina” che gli archeologi considerano di origine orientale e di un periodo fra i 100 e i 50 prima di Cristo.

                                                                                      Santo Caliz di Valencia

 

Molto più tarde sono le maniglie e il piede d’oro finemente inciso che racchiude una coppa d’alabastro di arte islamica, diversa dalla coppa vera e propria. Tutto questo, proprio come gioielli che adornano la base sono medievali.

Le dimensioni sono modeste: 17 cm di altezza, 9 cm di larghezza della coppa e 14,5 x 9,7 cm la base ellittica.

Ma come ha fatto il Santo Calice ad arrivare a Valencia?

Secondo la tradizione fu San Pietro a portarlo a Roma e fu custodito dai Papi suoi successori fino a San Sisto II. Fu allora, nel III secolo che mediante il diacono San Lorenzo, originario della Spagna (sì, proprio quello il cui “sangue”, conservato in un’ampolla nella Collegiata di Santa Maria Assunta ad Amaseno in Ciociaria, inspiegabilmente si scioglie ogni anno in occasione della ricorrenza del 10 agosto), il Calice fu inviato a Huesca, sua terra natale per scamparlo alla persecuzione dell’imperatore Valeriano. Inizialmente il Sacro Calice potrebbe essere stato nascosto nelle cavità delle montagne aragonesi, la prima data certa è il 1134, quando un canonico di Saragozza disse di aver visto la reliquia nel monastero di San Juan de la Peña. Venuto a sapere che la reliquia si trovava in Spagna, il re Martino I convinse i monaci a donarglielo. Il re che aveva una collezione di reliquie lo portò a Saragozza nel Palazzo Reale dove rimase vent’anni. Per un breve tempo fu brevemente trasferito a Barcellona, ma alla morte del re, la sua vedova, Margarita De Prades ne fece dono alla città di Valencia.

Nel 1424 il re Alfonso V, il Magnanimo, portò il reliquario nel Palazzo Reale di Valencia e, a motivo del soggiorno di questo re a Napoli, fu consegnato con le altre reliquie reali alla cattedrale di Valencia nell’anno 1437. Fu conservato e venerato per secoli, e fino al XVIII secolo fu usato per contenere l’ostia durante la celebrazione del Giovedì Santo. Durante la Guerra d’ Indipendenza, tra il 1809 e il 1813 fu portato ad Alicante e Ibiza e infine a Palma di Maiorca. Nel 1916 fu finalmente installato nella sala capitolare della Cattedrale di Valencia. Solo durante la Guerra civile (1936-1939) rimase nascosto nel comune di Carlet.

Ricordo ancora la mia meraviglia nel trovarmi di fronte al Santo Calice; sono rimasto a lungo ad osservarlo e a pormi domande: stavo contemplando il Graal? In realtà come ha spiegato diverse volte il ricercatore e storiografo Giancarlo Pavat, il termine Graal è un’invenzione letteraria dello scrittore e poeta medievale francese Chrétien de Troyes (1135-1180).

                                                                              Chrétien de Troyes da Wikipedia

 

Nell’opera, rimasta incompiuta a causa della morte prematura, “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal” (trad. “Il romanzo di Parsifal o il racconto del Graal”),compare, appunto, per la prima volta la parola “Graal”, ma con l’articolo indeterminativo davanti; “un Graal”, e senza l’aggettivo “Santo” o “Sacro”. Con questo termine Chrétien de Troyes vuole indicare una sorta di contenitore, forse un vaso, non necessariamente un calice o una coppa, e, soprattutto, non fa alcun cenno che si tratti del calice usato da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena. Ma qui il discorso diventa troppo ampio e complesso ed esula dagli scopi di questo articolo. Rimane il fatto che, relativamente alla reliquia conservata nella Cattedrale di Valencia, gli Spagnoli, correttamente, non affermano di custodire il Graal ma, appunto, il Santo Calice…

(Orazio Vignola)

 

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