STORIE DI FANTASMI. GELOSIE, VENDETTE E NOBILI PRESENZE… DALL’ALDILÀ; di Alessandra Filiaci

Immagine di apertura: il borgo di Fumone in Ciociaria. Il suo castello è considerato tra i più “infestati” d’Italia (foto G. Pavat 2014).

 

STORIE DI FANTASMI.

GELOSIE, VENDETTE E NOBILI PRESENZE… DALL’ALDILÀ

di Alessandra Filiaci

 

“Se hai costruito castelli in aria, il tuo lavoro non deve andare perso; lì è dove devono essere. Ora metti le fondamenta sotto di essi”. (G.B. Shaw).

2 Immagine sopra: John Dee (1527 – 1608) che evoca uno spirito. (Fonte: http://www.williamjames.com/History/MEDIEVAL.htm)

    Non esistono, a memoria d’uomo, borghi abbandonati, edifici diroccati, antiche dimore, che non siano “infestati” da uno spettro, o più d’uno. Talora anche case di recente costruzione abitate da viventi possono ospitare lo spirito di qualche antenato di famiglia, o di qualcuno che, senza legami di sangue con i suoi membri, in quella casa era vissuto e in essa, o nelle sue immediate vicinanze, era morto in circostanze misteriose o dolorose, o che da mobili e da oggetti che gli appartennero in vita, ivi presenti, non è riuscito ancora a separarsi. Le manifestazioni moleste della presenza di qualche anima inquieta possono essere, come da manuale, di vario tipo: una serie di energici e ripetuti colpi senza causa apparente; un rumore di catene mosse o trascinate; fruscii; più o meno vigorosi lamenti, canti, sospiri, singhiozzi; musica; profumi; passi di esseri umani; improvvisi spostamenti e cadute di oggetti; aperture e chiusure di porte e finestre; sorta di nebbie o fumi opalescenti che attraversano le pareti; entità dall’aspetto umano abbigliate secondo la moda del tempo, che camminano o sono sospese in aria. Tali manifestazioni possono durare alcuni giorni, qualche mese, molti anni o persino secoli.

3 Immagine sopra: Un presunto fantasma fotografato da William Hope (1863-1933), pioniere della cosiddetta “fotografia dello spirito”. (Fonte: https://focus.it/cultura/mistero/esistono-i-fantasmi)

    In ogni epoca e in ogni luogo sono attestati quelli che vengono chiamati “fenomeni di infestazione” e la memoria popolare conserva, perpetuandolo attraverso racconti che si tramandano di generazione in generazione, confermandone e fortificandone con la ripetizione l’autorevolezza, il ricordo di qualche dimora bollata come maledetta. E talora la verità storica si amalgama alla perfezione con la leggenda, finendo per divenire un tutt’uno con essa; talaltra l’invenzione, suscitata da una fervida immaginazione, quando non da rancori e contrasti personali, provvede ad imbastire, avvalendosi di dettagli fantasiosi e talora scabrosi, trame oscure intorno a personaggi realmente esistiti.

4 Immagine sopra: Ritratto di Plinio il Giovane.

(Fonte: https://digilander.libero.it/profcol/Lettere_di_Plinio_il_Giovane.html)

 

Il fantasma e il filosofo.

Plinio il Giovane (61 – ca. 114 d.C.) nella settima lettera narra di un caso che si sarebbe verificato ad Atene, ove era una casa nella quale, nel silenzio della notte, si udiva un suono metallico e quindi un rumore di catene, seguiti dall’apparizione di uno spettro: un vecchio emaciato, con i capelli arruffati e la barba lunga, ceppi ai piedi e catene ai polsi che andava scuotendo. Gli abitanti di quella casa trascorrevano notti insonni per la paura e quelle veglie finivano per farli ammalare e morire. Il fantasma di giorno non si faceva vedere, ma la sua immagine li ossessionava e ciò contribuiva ad accrescere il loro spavento. Quella casa perciò fu abbandonata, ma si cercò di locarla o venderla a qualcuno che fosse all’oscuro della triste fama di cui essa era circondata. Un giorno arrivò ad Atene il filosofo Atenodoro il quale, dopo avere letto il cartello, insospettito dal modico prezzo, volle informarsi e venuto a conoscenza di tutto decise, nonostante ciò, anzi a cagione di ciò, di prenderla in affitto. Scesa la notte, il filosofo si fece portare delle tavolette, uno stilo e un lume, mandò i suoi nelle stanze interne e si mise a scrivere, per evitare che la mente rimasta inoperosa desse corpo alle storie di spettri e a vani timori. Nel silenzio della notte egli udì un rumore di ferraglia, quindi di catene mosse, tuttavia rimase imperterrito; crebbe lo strepito, si avvicinava, finché sembrava di udirlo oltre la soglia; il filosofo si voltò e vide la figura di cui gli avevano parlato, ritta e facendo segno con il dito, ma Atenodoro, per tutta risposta, gli fece cenno di attendere e riprese a scrivere. La figura agitò le catene sopra la sua testa, Atenodoro si voltò di nuovo, vide che essa gli faceva cenno come prima; a quel punto egli prese il lume e la seguì. Essa camminava lentamente, come se fosse gravata dalle catene; dopo avere raggiunto il cortile della casa improvvisamente svanì. Atenodoro contrassegnò il luogo con erbe e foglie e il giorno dopo si rivolse ai magistrati, chiedendo loro di scavare in quel sito, ove vennero trovate delle ossa, avvolte e frammiste a delle catene, che, raccolte, furono sepolte a spese della città. Sparito il fantasma, nella casa tornò finalmente la pace.

 

Castelli “infestati” d’Italia

I castelli per antonomasia ospitano fantasmi e in Italia, terra ricca di castelli, si contano un gran numero di spettri. Uno dei castelli maggiormente “infestati” è quello di Fumone, nella provincia di Frosinone, dove fu imprigionato e morì papa Celestino V, che ne collezionerebbe addirittura diciotto.

 

5 Immagine sopra: Papa Celestino V (al secolo Pietro Angelerio, noto come Pietro da Morrone; 1209/1210 – 1296) ritratto da Giulio Cesare Bedeschini (m. 1604). Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila.

(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Celestino_V)

 

Gli fanno buona compagnia, da nord a sud della penisola, un gran numero di rocche e fortezze, ricche di storia, divenute famose, grazie all’eco di leggende e voci popolari, per essere abitate dalle anime dei trapassati vaganti senza pace nelle stanze e nei sotterranei delle antiche dimore nelle quali vissero e perirono. Possiamo ricordare, per esempio, il Castello di Fénis in Valle d’Aosta, il Castello della Rotta (Moncalieri, Torino), il Castello dei Conti Guidi a Poppi (provincia di Arezzo), quello di San Giorgio a Mantova, ed ancora, il Castello di Caccamo (provincia di Palermo), il Castello di Proceno nel cuore della Tuscia.

 

6 Immagine sopra: Il Castello di Fénis in Valle d’Aosta. (Fonte: https://www.guidatorino.com/castello-fenis-valle-d-aosta/)

7 Immagine sopra: Veduta aerea del Castello di Caccamo (provincia di Palermo).

(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Caccamo)

Gli appassionati del mistero che si trovassero a viaggiare nel Lazio e volessero recarsi in qualche antica magione frequentata da qualche incorporea presenza, potrebbero cominciare col visitare qualcuno dei castelli appartenuti agli Orsini, famiglia potente e antica, dai numerosi titoli e feudi e parentele con varie casate regnanti d’Europa. Ad esempio con quello di Bracciano, amena località distante 45 km verso nord dalla capitale, il Castello Odescalchi, conosciuto anche come Castello Odescalchi-Orsini, maestosa fortezza, una tra le più imponenti dimore rinascimentali d’Europa, risalente alla seconda metà del 1400.

 

Il Castello di Bracciano e la “leggenda nera”.

I lavori di costruzione del castello, eretto intorno alla rocca medievale dei Prefetti di Vico, forse su progetto dell’architetto Francesco di Giorgio Martini, iniziarono nel 1470 per ordine del condottiero Napoleone Orsini, dallo storico Giuseppe Tomassetti indicato come “il più potente e magnifico barone romano del suo tempo”, e terminarono nel 1485 col figlio primogenito di Napoleone, Gentile Virginio. Nel corso del tempo il castello ha subito diverse trasformazioni e per via della sua posizione strategica si trovò spesso al centro di contese tra le più importanti casate nobiliari di Roma, fra le quali quelle dei Colonna e dei Borgia. Nel 1679 la proprietà passò alla famiglia degli Odescalchi, di origini comasche, e dal 1952, per volontà del principe Livio IV Odescalchi, il castello è aperto al pubblico.

    Per quanto attiene al fantasma che si aggirerebbe nella fortezza, dobbiamo tornare indietro nel tempo di alcuni secoli per scoprire il personaggio storico intorno al quale venne a costruirsi la leggenda dello spettro: Isabella de’ Medici.

 

8 Immagine sopra: L’imponente Castello di Bracciano, nel Lazio.

(Fonte: https://www.dimorestoricheitaliane.it/dimora/castello-odescalchi-bracciano/

 

    Muovendosi, non troppo liberamente, fra le numerose sale del maestoso castello, il viaggiatore potrà vivere, fantasmi a parte, una meravigliosa avventura, nella storia e nell’arte. Una delle sale, l’ultima del piano nobile, è conosciuta come Sala Rossa, per via del colore degli arazzi che ne ornavano le pareti, o Sala di Isabella, dal nome di Isabella Romola de’ Medici (1542-1576), terzogenita di Cosimo I duca di Firenze e di Eleonora di Toledo, sposa di Paolo Giordano I Orsini (1541-1585), Signore e poi duca di Bracciano e marchese di Anguillara, figlio di Girolamo Orsini e Francesca Sforza di Santa Fiora.

 

9 Immagine sopra: La splendida Sala d’Armi del Castello di Bracciano.

(Fonte: https://www.dimorestoricheitaliane.it/dimora/castello-odescalchi-bracciano/

10 Immagine sopra: La Sala Rossa.

(Fonte: https://www.lacooltura.com/2015/08/isabella-de-medici-e-la-camera-rossa/)

 

    Il contratto di nozze reca la data dell’11 luglio 1553; la cerimonia religiosa fu celebrata a Firenze il 28 gennaio 1556, in forma privata, ma il matrimonio, come riportano le cronache, fu consumato soltanto due anni più tardi, il 3 settembre, a Firenze. Sappiamo che i contemporanei giudicavano Isabella saggia, oltre che colta e bellissima, ma le sue rinomate buone qualità finirono per essere oscurate da una lunga tradizione letteraria e storiografica che ne ha fatto una donna spietata e perversa (secondo alcuni avrebbe persino intessuto una relazione incestuosa con il padre), morta per mano del marito rozzo e violento.

    La causa dell’uxoricidio secondo alcune fonti sarebbe stata il tradimento perpetrato dalla fedifraga donna con Troilo Orsini, mentre per altre l’innamoramento del marito di lei per Vittoria Accoramboni; per altre ancora per entrambi i motivi.

    Riguardo al delitto, oggi gli studiosi sono divisi: secondo alcuni esistono valide prove a sostegno; secondo altri esso non è suffragato da testimonianze attendibili, mentre esiste un copioso carteggio che attesta il solido legame fra gli sposi e la lunga malattia che consunse Isabella conducendola alla morte, avvenuta nella villa medicea di Cerreto Guidi, borgo medievale distante 40 km da Firenze.

11 Immagine sopra: Ritratto di Isabella de’ Medici, opera attribuita ad Alessandro Allori (1535 – 1607). Galleria degli Uffizi, Firenze.

(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Isabella_de%27_Medici)

 

 

12 Immagine sopra: Ritratto di Paolo Giordano I Orsini, autore anonimo, 1560. Castello Odescalchi, Bracciano.

(Fonte: it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Giordano_I_Orsini)

    Ma poiché la vox populi è dura a morire, intorno alle due figure aleggiano ancora le calunnie e le invenzioni che presero sostanza nella “leggenda nera”, radicata in una campagna diffamatoria costruita ad arte per motivi politici di cui l’Orsini fu bersaglio insieme alla moglie e perpetuatasi nei secoli anche attraverso opere basate sulla “pubblica fama”.

    Secondo la leggenda, Isabella sarebbe stata una donna lussuriosa, usa a ricevere nottetempo gli amanti nella sua camera da letto. Nessuno di loro, tuttavia, poteva trascorrere con la focosa seduttrice più di una notte d’amore, infatti, ogni volta la donna invitava l’amante di turno, dopo avere consumato l’amplesso, a passare per una porta in un salottino, ove, ella assicurava, l’avrebbe raggiunto di lì a poco. Amara sorpresa invece attendeva gli sventurati: oltre la porta essi trovavano una botola attraverso la quale precipitavano in un pozzo a rasoio e i loro corpi finivano dissolti nella calce viva. La leggenda vuole che il geloso marito di Isabella la seguisse un giorno in chiesa ed ivi ascoltasse segretamente le confessioni della malvagia consorte. Egli decise perciò, tanto più in quanto si era invaghito di una giovane nobildonna, di porre fine alla vita dell’infedele moglie: nella villa di Cerreto Guidi la strangolò con un nastro, rosso secondo alcuni, secondo altri rosa.

    Da allora, c’è chi assicura che il fantasma di colei che un tempo fu Isabella vaghi senza pace nel Castello di Bracciano e che si possa vederlo soprattutto nei luoghi a lei più cari, specialmente nei pressi di quella che fu la sua camera da letto. Ma non è tutto. Sembra, infatti, che lo spettro si sia fatto vedere, più di una volta, anche a Cerreto Guidi. L’ultimo avvistamento risale alla fine degli anni 1970: in una notte d’estate, un giovane se lo trovò davanti proprio nei pressi della villa ove Isabella esalò il suo ultimo respiro.

 

Manifestazioni spettrali nei castelli di Soriano nel Cimino e di Gallese.

Proseguendo verso nord gli amanti del mistero potranno fare tappa a Soriano nel Cimino, piccolo comune dalla ricca ed affascinante storia della provincia di Viterbo nota come la “Città dei Papi” (fu sede pontificia tra il 1257 e il 1281; la città, inoltre, ospitò oltre quaranta papi e la loro corte per periodi più o meno lunghi durante il Medioevo ed il Rinascimento).

 

 

13 Immagine sopra: Veduta aerea del Castello di Soriano nel Cimino.

(Fonte: https://www.eventidellatuscia.it/bellezzedellatuscia-il-castello-orsini-soriano-nel-cimino/)

 

    Sul centro abitato di Soriano troneggia il Castello Orsini, di epoca medievale. L’imponente fortezza, scelta come dimora estiva da papa Nicolò III (al secolo Giangaetano – Giovanni Gaetano – Orsini; ca. 1212/1216 – 1280), che ivi morì, fu costruita tra il 1277 e il 1278 intorno al palazzo-torre (divenuto poi il maschio della fortezza) edificato agli inizi del Duecento (e sottratto da Orso, nipote del papa, ai proprietari accusati a bella posta di eresia) sulle rovine di un castelletto eretto intorno all’anno 1000. Nel XIX secolo essa fu assegnata ad Alessandro Chigi, il quale nel 1848 la cedette alla Santa Sede che ne fece una struttura carceraria e a tale utilizzo, dal 1870, essa fu mantenuta dallo Stato italiano fino alla fine degli anni 1980. Oggi il Castello di Soriano, come quello di Bracciano, è aperto al pubblico. E, come in quello, non mancano le presenze immateriali, la più famosa delle quali è quella di Marcello, e la leggenda si intreccia con la storia, le passioni con gli intrighi, la crudeltà con l’innocenza. Siamo nell’anno del Signore 1559: Giovanni Carafa, figlio di Giovanni Alfonso, del ramo dei Carafa della Stadera, e di Caterina Cantelmo, e nipote di papa Paolo IV (al secolo Gian Pietro Carafa, pontefice dal 1555 al 1559), è sposato con Violante Diaz-Garlon, figlia del conte Antonio d’Alife e di Cornelia Piccolomini.

14 Immagine sopra: Incisione di Philippe Soye, Paulus IV Papa Neapolitanus (1568). British Museum, Londra.

(Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Papa_Paolo_IV)

 

    Sfortunata, Violante, anche lei, come Isabella de’ Medici, accusata di adulterio. Di lei si invaghisce il cognato Carlo, ricordato dalle cronache come uomo avaro, licenzioso e crudele (per la sua presunta omosessualità fu sollevato dall’incarico di cardinale nipote), il quale, ripetutamente respinte dalla donna le sue avances, medita vendetta. Egli, secondo una versione della storia, fa in modo che Giovanni venga informato dei pettegolezzi che circolano su Violante, secondo i quali ella tradisce lo sposo con il maestro di camera, Marcello Capece, suo confidente, il quale, peraltro, ama non Violante, ma una sua dama di compagnia, Diana Brancaccio.

 

15 Immagine sopra: Fotografia di una apparizione spettrale ottenuta attraverso la tecnica fotografica della “doppia esposizione” (1889 – The National Archives UK).

(Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Fantasma)

 

    Marcello, insieme a due amici, è gettato nei sotterranei del castello di Soriano e il 5 agosto viene costituito il tribunale, presieduto da Giovanni. I due amici di Marcello, sottoposti a terribili torture, confermano le voci secondo le quali l’uomo amoreggia con una dama. Viene quindi il turno di Marcello, il quale, interrogato e torturato a sua volta, nega ogni addebito, si dichiara innocente, difende l’onore di Violante e sostiene con forza di amare Diana Brancaccio, la quale, meno coraggiosa dell’uomo, nega la sua relazione con il maestro di camera. Secondo un’altra versione della storia, è una delle dame di corte ad accusare di adulterio Violante; il giovane cardinale di Napoli Alfonso Carafa si informa da Giovanni, chiede spiegazioni, conferme, comunicandogli che il papa vuole far giudicare i (presunti) colpevoli dai giudici ordinari di Roma. Rivendicando il suo diritto alla giurisdizione feudale, Giovanni, il quale risiede con la famiglia nel suo castello di Gallese (provincia di Viterbo), ordina di far condurre a Soriano Marcello, il quale, interrogato e torturato, confessa il tradimento. Il geloso Giovanni decide di farsi giustizia da sé: l’8 agosto uccide con ventisette pugnalate il presunto amante di Violante.

 

16 Immagine sopra: Ritratto di Carlo Carafa.

(Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Carlo_Carafa_(cardinale))

 

    Non pago dell’efferato omicidio, Giovanni vorrebbe uccidere anche la sposa, ma tentenna, in quanto ella è in avanzato stato di gravidanza; sottoposto a forti pressioni da parte della famiglia, e dietro suggerimento del perfido Carlo, egli si convince infine che anche sua moglie, prima della fine del mese, debba morire. Il delitto viene commesso (incerto il giorno: alcuni autori indicano il 20, altri il 27, il 28, il 29) nel Castello di Gallese: è Giovanni stesso, secondo alcuni, a strangolare la moglie, mentre secondo altri ne demanda l’uccisione al fratello di lei Ferrante. Da allora, si racconta, nelle notti agostane i lamenti e i sospiri dell’incolpevole Marcello riecheggiano nei sotterranei del Castello di Soriano. Ma vi è di più: anche lo spirito di Violante non ha trovato pace. Il suo fantasma, infatti, aleggia irrequieto, là dove ella fu assassinata. Chi lo ha veduto ha potuto coglierne distintamente la figura alta, gli occhi neri e il viso ovale. E c’è pure chi afferma che qualcuno sia riuscito persino a conversare con lei.

(Alessandra Filiaci)

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autrice.

 

Alessandra Filiaci è saggista, articolista, poetessa, Reiki Master. Nella raccolta di poesie “Oltre il tempo e lo spazio” il valore dei sentimenti si unisce alla forza della memoria, l’anima contempla le dimensioni dell’infinito, i simboli dialogano con le immagini della natura. L’opera è acquistabile nelle migliori librerie e on line. Alcuni link utili: 

 https://www.terresommersegroup.com/store/p718/OLTRE_IL_TEMPO_E_LO_SPAZIO_di_Alessandra_Filiaci.html.

https://www.libreriauniversitaria.it/oltre-tempo-spazio-filiaci-alessandra/libro/9788869010989

https://unilibro.it/libri/f/autore/filiaci_alessandra

https://www.ibs.it/oltre-tempo-spazio-libro-alessandra-filiaci/e/9788869010989

 

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